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Anno VII, N. 66, febbraio 2013
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Politica ed Economia (a cura di Alba Terranova) . Anno VII, N. 66, febbraio 2013

Zoom immagine La rivoluzione:
un “classico”
risorgimentale

di Emanuela Pugliese
Da Galzerano, la riedizione
dell’opera di Carlo Pisacane
curata da Aldo Romano


Figura significativa e personalità poliedrica, Carlo Pisacane occupa un posto di rilievo nel panorama del Risorgimento italiano, all’interno di un lento e faticoso programma di elaborazione di una rivoluzione di stampo popolare e nazionale e tuttavia orientato verso una svolta di tipo socialista. In lui si riflettono le varie aspirazioni e gli ideali del popolo italiano della metà del XIX secolo. Pisacane è, in un certo qual modo, lo «specchio d’Italia nel suo tempo», così come lo definì lo storico Nello Rosselli.

Giuseppe Galzerano – editore dell’omonima casa editrice e studioso del patriota napoletano, nonché autore di un testo pubblicato nel 1975 dal titolo Carlo Pisacane, un dirottatore di cent’anni fa – pubblica, in seconda edizione, il terzo volume dei Saggi storici-politici-militari sull’Italia, scritti da Pisacane nella seconda metà del 1851, intitolato La rivoluzione (Galzerano editore, pp. 432, € 20,00). L’opera, rimasta incompiuta e inedita a causa del tragico episodio di Sanza del 2 luglio 1857, durante il quale il rivoluzionario venne massacrato e ucciso dai contadini aizzati dal clero, fu pubblicata postuma a Milano nel 1860.

Galzerano ripropone ai suoi lettori l’edizione curata nel 1957 da Aldo Romano – eminente studioso di Pisacane – rifacendosi al manoscritto originario e pubblicandolo in maniera assolutamente fedele, con le correzioni e le cancellature dello stesso autore. Inoltre, il volume è arricchito da un saggio introduttivo dell’editore che ricostruisce la vita, analizza il pensiero e il ruolo innovativo di tale personaggio storico.

 

Una vita da rivoluzionario

Originario di Napoli, il giovane Pisacane entrò, nel maggio 1832, nel celebre collegio militare della Nunziatella, divenendo ben presto primo tenente. Già a questo periodo risale il primo documento (una lettera del 1844 al generale Carlo Filangieri) in cui è possibile intravedere in germe la sua formazione di intellettuale e di leader. Alla base della sua concezione del mondo, infatti, troviamo l’esistenza di un insieme di leggi naturali e fisse che costituisce il motore dell’universo e dei processi delle società umane.

Fondamentale per la ricostruzione della sua formazione ideologica è un episodio di natura sentimentale: l’8 febbraio del 1847 l’ufficiale, abbandonato l’esercito, si imbarca con un falso nome sul postale francese diretto a Livorno insieme a Enrichetta Di Lorenzo, moglie del ricco commerciante Dionisio Lazzari, cugino di Pisacane. Le motivazioni di tale fuga sarebbero legate, stando alle dichiarazioni del fuggiasco, ad una visione del mondo che egli aveva maturato nel corso del tempo: «Le leggi naturali sono le più perfette e le sole legittime, giacché esse furono create da Dio e dalla natura – l’uno o l’altro nome non contribuisce nulla al fatto». La sua relazione con Enrichetta era dunque inserita all’interno di un’ideologia generale di carattere giusnaturalistico: alle leggi convenzionali della società Pisacane contrapponeva la perfezione dell’ordine naturale, delle leggi «magistrali» della natura, a cui bisognava ricondurre l’umanità.

Per infrangere i pilastri della conservazione, che egli individuava nel dominio austriaco e nel potere temporale della Chiesa, era necessario attuare una rivoluzione, mediante il solo utilizzo della «ragione» come principio ordinatore di una società migliore e come facoltà capace di avvicinare l’uomo all’attuazione delle leggi di natura.

Pisacane si rivela come un socialista ormai pienamente convinto: in lui il socialismo si configura come la strada da percorrere affinché la rivoluzione possa attuarsi come mezzo necessario nell’abbattimento della monarchia, nella modificazione dei rapporti sociali, nell’eliminazione dello sfruttamento, riconoscendo a tutti uguali libertà e dignità. Solo così l’ideale rivoluzionario può trasformarsi da nazionale in sociale.

 

Gli ideali dei saggi storico-politici

Nei suoi Saggi storici-politici-militari sull’Italia, Carlo Pisacane si dedicò all’approfondimento e alla sistemazione delle sue vedute sul tema della rivoluzione, in cui individuava l’essenza del cambiamento nel «moto» e, quindi, nei «fatti».

La rivoluzione italiana comportava necessariamente la realizzazione del concetto di nazionalità, cioè la manifestazione della volontà collettiva del paese che non poteva, a sua volta, andare disgiunta dalla conquista della libertà.

Un’altra condizione imprescindibile per l’attuazione del concetto di nazionalità risiedeva nella concretizzazione dell’uguaglianza, non limitata al terreno politico, ma estesa soprattutto ai rapporti economici e sociali, in modo da distruggere il predominio dell’uomo sull’uomo: «L’uguaglianza politica è derisione allorché i rapporti sociali dividono i cittadini in due classi distintissime, l’una condannata a perpetuo lavoro per miseramente vivere, l’altra destinata a godersi il frutto dei sudori di quelli».

Tali parole risuonano oggi non solo attualissime, ma trasmettono fiducia nell’avvenire, nel progresso e nel miglioramento della società. Molti intellettuali anarchici si sono ispirati al pensiero e alle azioni di Pisacane, proponendole alle generazioni future come esempio da imitare. Questo saggio – che viene pubblicato per la seconda volta nella regione che diede i natali a Pisacane – è pertanto altamente significativo per l’elevato messaggio politico che l’autore ha voluto trasmettere e, per tale motivo, merita di essere riletto e studiato.

 

Emanuela Pugliese

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 66, febbraio 2013)

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