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Anno VII, N. 66, febbraio 2013
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VII, N. 66, febbraio 2013

Zoom immagine È stato proprio detto tutto
sulla Strage di Bologna?

di Francesca Ielpo
Con dati e ipotesi, un’inchiesta edita da Aliberti
tenta di far luce sul fatale atto terroristico del 1980


Il 2 agosto 1980 una bomba esplode nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. In pochi secondi l’inclassificabile potenza dell’ordigno annienta spazio, tempo e vite. Certezze e tragitti vengono istantaneamente corrosi. Si dipana un velo nero che non lascia vie di fuga: il caso che porta alla morte. La morte decisa non dal caso.

Chi, quando, come è stato organizzato quest’omicidio, che è un umano disastro?

Paolo Bolognesi ‒ presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e dell’Unione dei familiari delle vittime per stragi ‒ e Roberto Scardova ‒ giornalista e inviato speciale per la testata Tg3 ‒ indagano sull’atto terroristico bolognese in Stragi e mandanti. Sono veramente ignoti gli ispiratori dell’eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna? (Aliberti editore, pp. 352, € 17,50). Alla fine di questo libro, molte delle lacune che si sono accumulate nei numerosi processi svoltisi finora vengono colmate con l’astuzia di chi non vuole nascondere ma rivelare la sacrosanta verità.

 

Il racconto di una verità

«Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero». Parte dell’articolo di Pier Paolo Pasolinipubblicato sul Corriere della sera il 14 novembre 1974apre il saggio di Bolognesi e Scardova, come a segnalare la missione che stanno per compiere: riportare luce su una serie di dati omessi perché scomodi ai detentori del potere. Lo stesso potere che scatena il terrore per affermare un posto di supremazia e privilegio in un’Italia che barcolla sul fango. Questo, l’assunto di base dei due autori del libro.

Il saggio, suddiviso in sedici capitoli, prende avvio dallo scoppio della bomba fino ad approfondire tutti i molteplici aspetti e legami che hanno portato a ciò. Si comprende prima che cosa è successo, poi come e perché.

I primi e diretti colpevoli dell’attentato sono i Nar ‒ Nuclei armati rivoluzionari, d’ispirazione neofascista ‒ in particolare l’esponente Giuseppe Valerio Fioravanti, che certo non si trova solo a gestire e organizzare il terribile misfatto, ma uccide più di ottanta persone e ne ferisce più di duecento. Gruppi mafiosi si uniscono a lui e agli ambienti neofascisti sentendosi accomunati dalla stessa giustapposizione allo stato di diritto. Operatori economici, finanzieri e lobby supportano il gesto di distruzione per limitare le regole democratiche e favorire i propri interessi. Insomma, il groviglio di spregiudicati fili illegali non risale ad un unico genere o tipo. Tutti si uniscono nell’eterogeneità del terrore. Si legge, infatti: «Ogni volta che, in uno sforzo ricostruttivo della recente storia del nostro Paese, vengono messi insieme avvenimenti che non appaiono tra di loro coerenti secondo i cataloghi diffusi nell’opinione generale, c’è sempre chi è pronto a ricordare che lo sforzo di tenere insieme tante cose manifesta in realtà una forzatura governata dalla volontà di far quadrare il cerchio». Aggiungiamo alle piste nazionali quelle internazionali, «alcune delle quali portano ai palestinesi», come sottolineano i due autori.

Stragi e mandanti è un libro che vuole approfondire, non vuole tralasciare indizi. Di contro a ciò, al termine della lettura, ritroviamo Le schede: Tecniche di mistificazione, Infiltrazioni e provocazioni, Pasolini l’aveva capito, La tessera americana, Vent’anni di violenza politica.

Se Sciascia in Todo modo anticipa l’uccisione del leader della Dc Aldo Moro, Pasolini predice la Strage della stazione di Bologna. Personalità il cui politicizzato e attualizzante genio permette una facile immersione nei meccanismi storici, dove i fatti accadono e le conseguenze di essi si attendono come inevitabili effetti di un dato accertato. Se vige l’insicurezza, viene facilitata la violenza. Si parla, non a caso, della cosiddetta “strategia della tensione”.

 

Un’analisi storica e umana

Stragi e mandanti è frutto del più sano giornalismo d’inchiesta. Si riscontrano precisione e chiarezza nell’esposizione e nell’argomentazione di fatti. Non si lascia spazio al dubbio, c’è solo posto per la verità, il rammarico e la denuncia. Bolognesi e Scardova sottolineano ciò nell’utilizzo di uno stile limpido, chiaro. La ricercatezza di parole si asservisce all’esigenza-urgenza di far sapere ai lettori cosa è accaduto in quei momenti. Quella che potrebbe essere una semplice analisi di un avvenimento storico non manca di essere considerata come l’osservazione di un caso umano. Si parla di morte e di vittime, con dolore e pietà: «La stazione ferroviaria è gremita di gente perché è sabato, il giorno in cui per tanti inizia un periodo di ferie, oppure finisce, per chi l’ha appena trascorso. Ed è ancora più affollata perché quasi tutti i treni sono in ritardo, e così chi aveva una coincidenza l’ha persa e deve aspettare. C’è un sacco di gente che non sospetta niente, che è solo innervosita, lo sono soprattutto i bambini, perché quel sabato mattina dall’aria umida e irrespirabile non sembra passare mai. Ma alle 10.25 succede qualcosa».

L’esplosione è in atto, i frantumi che essa disperde saranno raccolti lentamente col tempo, di nascosto o, come in questo caso, al barlume dell’integra verità.

 

Francesca Ielpo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 66, febbraio 2013)

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