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Anno VI, n. 63, novembre 2012
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Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno VI, n. 63, novembre 2012

Zoom immagine Una rilettura
dell’ex premier
e della sua vita

di Francesca Ielpo
Da Iacobelli editore: teatrino,
Mangiafuoco e burattini,
alias la realtà politica italiana


La politica italiana è la antifrastica accezione del significato stesso del termine. È spesso demagogia o grossolana comicità: un palcoscenico in cui la collettività assume le sembianze di una massa di marionette nelle mani di un Mangiafuoco che si finge burocrate.

Gli occhi critici di Anna Vinci, saggista (l’ultimo saggio è La P2 nei diari  di Tina Anselmi) e scrittrice (tra i suoi romanzi L’Usuraia e Marta dei vocabolari), autrice televisiva di programmi quali I migliori anni della nostra vita e Macondo, hanno percepito, in modo grottesco, le rocambolesche peripezie all’interno del nostrano governo, fin dagli anni d’esordio politico ed economico di Silvio Berlusconi.

Da questa visione sarcastica, inevitabilmente autentica, prende vita l’ultimo lavoro della scrittrice: Il signore del sorriso (Iacobelli editore, pp. 118, € 10,00). Ispirato liberamente alla vita dell’ex premier, il testo è stato messo in scena a La Comédie Italienne di Parigi.

 

Dal recinto al regno

Simona Argentieri, nota psichiatra e psicoanalista romana sennonché autrice della Prefazione dell’opera in questione, sottolinea come Anna Vinci non rediga una biografia o un’analisi approfondita del personaggio e della sua vita privata, «non la preoccupa tanto analizzare il personaggio, ma capire quali tratti del suo carattere, dell’eterno sorriso del signore, della sua storia abbiano esercitato quel fatale appeal mediatico che gli ha consentito ‒ con la collusione di tutti noi ‒ di impadronirsi per così lungo tempo del nostro destino». Quello che Anna Vinci racconta è quindi una storia vera incarnata nelle trame del genere fantastico, quasi mitologico: alle prese con personaggi circensi, con mistiche bambine, tutti gli atteggiamenti descritti sono portati all’estremo della normalità. Spetta al lettore interpretare e riconoscere il limite realtà/immaginazione/presa in giro. Anche se forse si potrebbe accennare ad una grande e lunga metafora corrispondente al vero.

I ventuno capitoli che costituiscono il testo narrativo, anche pièce teatrale, presentano le vicissitudini del protagonista in un climax spaziale, che porta, solo alla fine, ad un cambiamento drastico. Spieghiamo il progressivo-regressivo andamento della trama, andando per gradi.

Berlusconi nasce in un recinto: «il recinto che custodisce le loro famiglie dabbene; una lunga traversata li aspetta prima che possano raggiungere il posto di comando». Ma prima di ciò, è necessario attraversare il prato trasformato in immondezzaio: «il nostro avanzò con cuore spavaldo e stabilì con la plastica una certa sintonia e, si potrebbe azzardare, simpatia. La plastica poteva avere una sua bellezza. In quella tinta forte, carica di suggestioni, si rifletteva la grandiosità del cielo ed egli, compiaciuto per la sua temeraria fantasia, promise a se stesso che l’azzurro sarebbe stato il colore della sua vittoria».

Azzurro come un sacchetto di plastica, come il cielo, come il colore del suo partito. Per la scrittrice il sillogismo è conciso: è una falsa valenza della simbologia cromatica che qui altro non rappresenta che spazzatura.

Dall’immondezzaio si passa al regno, anche per vie illecite. Il tono sarcastico si inasprisce e raggiunge livelli qualitativamente alti. Si sorride leggendo «Novello Mosè attraversò le acque dell’illegalità che al suo passaggio si aprirono». O, immaginando il sicuro, eccentrico, impunito “Cavaliere” pregare la Madonna per non diventare calvo, o infatuarsi della domatrice di leoni o, ancora, alle prese con altri barzelletteschi aneddoti.

Nella prima parte fa da sfondo il legame con la madre, adoratrice del figlio; nella parte finale la figura materna viene sostituita dalla “donna con i vocabolari” e la “bambina”. La prima rappresenta la conoscenza e la consapevolezza della realtà, indispensabili per affrontare l’illusorio regno dei balocchi: «La libertà del vocabolario sta tutta lì: indica la strada per avanzare e retrocedere sulla pagina purché sia ben chiaro ogni significato. Mappa di cuori e di menti, il vocabolario indica la rotta da seguire, ed è il mare da navigare». Questo, in contrapposizione alla lavagna che il “signore” ha affisso davanti alla sua dimora in cui sono divise le parole buone da quelle cattive. Da questa divisione deriva un’ulteriore precisa interpretazione dell’“ecosistema” imposto.

La “bambina”, ignara di tutto, arriva nell’illusorio “paese della cuccagna” e qui impiglia il suo aquilone nel cartellone raffigurante la grande faccia del “Cavaliere” sfoggiante il suo sorriso. È proprio la piccola e dolce creatura a porre fine al regno: nel tentativo di riprendersi l’aquilone, con l’aiuto di altri bambini, causa la caduta della “divertita” faccia. Ricompone i pezzi, ma il sorriso non c’è più: «Vedi che stai meglio così, senza sorriso, ti potrai riposare finalmente e lasciali stare tutti, lasciali perdere, vieni a giocare. A te piace giocare. Io lo so, lo so…».

 

La destrezza nel galleggiare

Anna Vinci considera l’attività politica di Silvio Berlusconi estremamente inopportuna e fuori dai canoni del buon governatore. Sottolinea come, pur girovagando tra sesso e gioco, riesca ad ottenere la credibilità di molti italiani; tutto è faciloneria con lui al potere, il suo sorriso rassicura i delusi e infastidisce i saggi; le sue scorribande non vengono punite per la sua maestria nello scampare a pericoli e sventure giudiziarie. Riportandone le parole specifiche, quello del noto protagonista è un «tocco di non classe, ovvero capacità di svolazzare, di stare e non stare, di fare e non fare, di agire e non agire. In breve, di restare a galla, qualsiasi sia l’elemento sul quale si galleggi».

Eppure nonostante i riferimenti più che diretti al personaggio reale, mai il nome Silvio Berlusconi viene trascritto su queste pagine.

I complimenti vanno all’autrice, capace di riportare in modo sopraffino una situazione alquanto drammatica, opacizzata solo da una miriade di giochetti sporchi.

 

Francesca Ielpo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 63, novembre 2012)

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