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Graziana Pecora
Anno VI, n. 62, ottobre 2012
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VI, n. 62, ottobre 2012

Zoom immagine Il lavoro: punto cardine
nell’esistenza umana

di Vito Digiorgio
Esperienze lavorative maturate durante gli anni
tra l’aneddoto e l’autobiografia. Da Albus edizioni


Ci troviamo di fronte a cambiamenti epocali che stanno attraversando tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana e del vivere sociale. Il lavoro è uno degli ambiti in cui più si fa sentire la diffusione della tecnologia e della robotizzazione. Già nell’Ottocento filosofi e pensatori si sono soffermati sulle condizioni di lavoro alienanti degli operai coinvolti nel processo produttivo delle fabbriche, costretti a orari sfiancanti e a una severa disciplina. Il tutto avveniva in una società alle prese con il miraggio della scienza, del progresso indefinito della tecnica in grado di risolvere positivamente ogni problema umano. La disumanizzazione dell’operaio ridotto a semplice rotella di un ingranaggio complesso è immortalata in capolavori come Tempi moderni di Charlie Chaplin. I tempi cambiano e, per quanto si sia cercato di migliorare le condizioni di vita dell’essere umano, il lavoro rimane sempre al centro del dibattito. Viviamo in una società che è dominata dall’ideale del lavoro, considerato ormai un’attività quasi totalizzante, che occupa tutti gli spazi della vita attiva di una persona. Roberto Gassi nel suo La mosca bianca (Albus edizioni, pp. 112, € 9,00), sulla base di un’esperienza personale, si cala in un ambiente di lavoro per descriverne dinamiche, problemi e caratteristiche. Cercando di entrare nei meccanismi che regolano la mente dei suoi personaggi, lo scrittore si prefigge l’obiettivo di sviscerare un tema che occupa gran parte del dibattito e dell’agire quotidiano.

 

L’autore e l’idea del romanzo

Roberto Gassi, nato a Bari nel 1975, lavora da oltre dieci anni nel settore dei Trasporti e della Logistica, dove ha ricoperto diverse mansioni. Attualmente è impiegato presso una multinazionale nel settore dei Servizi. Ha accompagnato all’attività lavorativa la passione per lo studio, che gli ha permesso di conseguire una laurea in Economia aziendale presso l’Università di Bari. Il romanzo, che ha vinto nel 2011 il terzo concorso indetto dalla casa editrice campana Albus intitolato “Narrando”, rappresenta l’esordio letterario di Gassi.

L’epigrafe posta in esergo, recante la dicitura dell’articolo 1 della Costituzione, ci catapulta in quella che sarà la materia del romanzo: il lavoro. L’autore riporta vicende maturate nelle sue precedenti esperienze professionali. Le storie sembrano slegate tra loro, come quadretti vivaci e ironici che godono di vita propria. Sono descritte situazioni ricollegabili a molti luoghi di lavoro, che diventano spunto per riflettere su una società caratterizzata da un tempo produttivo sempre più dilatato e frenetico. Eppure lo sguardo rimane sempre divertito, non si tramuta in aspra condanna né in atteggiamento impietoso. Protagonista del romanzo è un gruppo di operai del magazzino di una ditta di trasporti.

Le storie narrate sono quelle che chiunque di noi ha, almeno una volta, sentito o di cui è stato partecipe direttamente: direttori che come vampiri succhiano il sangue dei dipendenti, manager frustrati che perdono il senno a causa di una piccola tessera che non combacia, colleghi che litigano per cambiare il turno di notte, scorribande amorose nate tra le scrivanie, scioperi, rivendicazioni, soprusi. Tutti questi ingredienti vengono amalgamati nella trama, che si presenta molto scorrevole, rendendo l’opera leggera e agile per il lettore.

 

Il lavoro: un tema di scottante attualità

L’episodio da cui muove la narrazione è una rapina cui l’autore ha assistito. Gli altri avvenimenti, pur non essendo direttamente collegati a quello principale, in realtà si annodano perfettamente, perché propongono gli stessi protagonisti. Ogni fatto narrato è collocato sullo sfondo di una riflessione che riguarda il tema più che mai attuale attuale dell’occupazione. In tempi in cui si parla molto di riforma del mercato del lavoro, di razionalizzazione delle tipologie di contratti praticati, quale significato assume questo tema dal punto di vista umano? Descrivendo una settimana in azienda, Gassi tenta di fornire una risposta eloquente a questa domanda.

Nel libro, operai, impiegati e dirigenti rappresentano differenti facce di uno stesso problema. Non ci troviamo di fronte a personaggi, bensì a persone vere e proprie con il loro dramma e il loro carico di tensioni che si riflettono in modo differente sulla vita lavorativa. Casi manifesti d’ingiustizia, raccomandazioni, tresche sono all’ordine del giorno. Il lettore prova un senso di comprensione e compassione per le vittime di un ambiente in cui vige la legge del più furbo, in cui esce vincente colui che soggiace a certe logiche perverse o si dedica alla piaggeria di comodo. Ma è davvero indispensabile essere furbi, ingiusti e disonesti per sopravvivere? È possibile essere delle mosche bianche? Un atteggiamento contro il malcostume dilagante è davvero attuabile? Sono queste le domande che angosciano l’autore. La risposta non è per nulla scontata, sembra dirci Gassi. Ciascuno di noi può essere un’eccezione, dal momento che ogni individuo racchiude in sé caratteristiche positive e negative che coesistono inestricabilmente. Diventa difficile, oggi ancora di più, stabilire chi possa essere una mosca bianca, dato che le dinamiche sociali impongono sempre più spesso comportamenti ispirati all’apparenza e alla mistificazione di sé. I diversi atteggiamenti messi in campo dai protagonisti non sono altro che le possibili soluzioni al quesito di fondo. La rarità potrebbe essere colui che si oppone a un sistema corrotto sbandierando valori a esso contrari, oppure destabilizzando dall’interno regole arbitrarie e inique. Potrebbe, infine, essere semplicemente colui che lotta per debellare ansie, paure e timori che tormentano il suo animo. Non c’è una risposta univoca alla domanda iniziale: è questo che ci sussurra l’autore alle spalle dei suoi personaggi.

 

Vito Digiorgio

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 62, ottobre 2012)

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