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Anno VI, n. 59, luglio 2012
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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VI, n. 59, luglio 2012

Zoom immagine La lenta evoluzione
dall’Ottocento a oggi
della stampa lucana
specchio dei tempi

di Giovanna Russo
Nascita e sviluppo del giornalismo
in Basilicata in un interessante saggio
di Pantaleone Sergi edito da Laterza


Vi sono tanti modi e tante ottiche diverse da cui è possibile raccontare la storia. Ma laddove per storia si intenda quella del giornalismo, questo “racconto” equivale allo smembramento di quello stesso filtro del reale  che è la stampa di informazione e che per certi versi la storia la fa, in un movimento di “co-costruzione” per cui il reale genera la notizia, ma spesso è la notizia a generale una dimensione parallela e consistente. È un po’ un raccontare la storia della (storia) stessa.

E laddove questo movimento (co)costruttivo, di ricognizione di informazioni, di omogeneizzazione di impressioni, eventi ed effetti degli stessi, interessi un’area del Sud Italia, la riflessione diviene ancor più interessante. Perché il Sud è famoso – laddove è discutibile il fatto che questo sia o meno un luogo comune – per essere un po’ “refrattario” a qualsiasi forma di modernità; e la modernità è la stessa anima del giornalismo, del flusso di informazione, che arriva ovunque, pervade, circonda, si impregna di accadimenti.

Se poi a raccontare la storia del giornalismo in Basilicata, è chi ne è stato attore, in qualità di giornalista, di storico e di docente in materia, difficilmente si rimarrà insoddisfatti, difficilmente non si potrà cogliere l’energia di quest’anima.

Pantaleone Sergi, attualmente presidente dell’Icsaic (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), è storico, scrittore e docente di Storia del giornalismo presso l’Università della Calabria, è stato inviato speciale de la Repubblica nonché fondatore e direttore de il Quotidiano della Calabria e in più di trent’anni di attività ha collaborato a numerose testate quotidiane periodiche e nazionali.

Spesso si è cimentato nell’analisi storica dell’editoria giornalistica e numerose sue pubblicazioni sono all’oggi testi di riferimento per gli studi in quest’ambito. Laddove, ad affrontare questo tipo di pubblicazioni, non è solo chi si interessa del giornalismo e della sua storia, perché, si sa, che “fotografare” la storia della stampa equivale a fissare – sebbene indirettamente descrivere – un quadro storico, culturale e sociale ben definito.

Tra le diverse pubblicazioni di Sergi vogliamo pertanto ricordare: Destino Uruguay, vol. 1, Gli Italiani e la loro stampa sull’altra sponda del Plata (2011); Destino Uruguay, vol. 2, Storie di ieri e di oggi dell’emigrazione italiana (2011); Stampa e società in Calabria (2008); Stampa migrante (2010); Pane, pace e costituente: una “Voce” socialcomunista in Puglia (1945-1947) (2004); Il quotidiano dei 57 giorni: da Bari a Cosenza per stampare “La Calabria” (2001); La Santa violenta: storie di ’ndrangheta e di ferocia, di faide, di sequestri, di vittime innocenti (1991); Quotidiani desiderati: giornalismo, editoria e stampa in Calabria (2000).

 

Dove tutto ebbe inizio

Storia del giornalismo in Basilicata (Laterza, pp. 568, € 24,00) nasce dall’intento dell’autore di risalire alle origini della “tradizione” giornalistica lucana, rivivendo luoghi, situazioni e protagonisti di un tempo, sulla base di ricerche effettuate sul campo, non solo nei polverosi archivi e nelle biblioteche, ma proprio entrando in contatto con quella società odierna, per parte figlia del lavoro giornalistico.

«Partendo da una bibliografia gracile e spesso indiretta, che ho cercato tuttavia di valorizzare al massimo, ho percorso e ricostruito, allora, duecento anni di storia dei media lucani mediante uno scavo archivistico, con l’utilizzo delle stesse fonti giornalistiche (emeroteche, archivi informatici), e facendo ricorso pure a fonti orali essenziali».

Raccontando circa duecento anni, Sergi ha saputo dimostrare come la storia della stampa lucana – che poi corrisponde alla storia dell’“accesso alla modernità” per questa regione – non è stato un lavoro minore e negativo, anzi, laddove si colloca in una regione che ha assunto spesso tratti di marginalità, e subìto difficoltà socioeconomiche nettamente superiori che nel resto della penisola, il brillante lavoro giornalistico che ne è risultato non può che avere un valore aggiunto.

 

Dalla Tipografia dell’Intendenza a il Quotidiano della Basilicata

Oggi la stampa lucana si pregia del suo il Quotidiano della Basilicata, diretto da Paride Leporace, cui si affiancano diverse e altrettanto valevoli esperienze come quella della Gazzetta del Mezzogiorno; ma le sue origini si collocano molto addietro nel tempo, precisamente al 1808, data di installazione della prima Tipografia dell’Intendenza di Potenza, voluta dai Napoleonidi che dotarono tutto il Meridione di strumenti di diffusione dell’informazione. Lì aveva inizio un percorso di modernizzazione, spesso caratterizzato da esperienze incerte e balbettanti, talvolta particolarmente significative, ma soprattutto sempre più consapevoli dell’importante ruolo di pubblica informazione e d’impatto sociale che quanto riportato con l’inchiostro delle pagine poteva assumere in un processo di evoluzione locale.

Viene per questo ricordato il Corriere Lucano di Saverio Favatà che sostituì, nel periodo postunitario, il Giornale degli atti dell’Intendenza di Basilicata di epoca murattiana, dando avvio a un processo vivificante del dibattito culturale, grazie all’utilizzo di un linguaggio giornalistico moderno. O ancora, negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, la Basilicata di Giuseppe Chiummento, che si distinse per la ferma opposizione al fascismo, tra l’altro partecipando al “Comitato per la libertà di stampa” promosso da il Mondo cui presero parte alcune tra le maggiori testate nazionali che avevano apertamente dato notizia di opporsi al bavaglio che Mussolini stava per imporre alla libertà di stampa. E ci sono poi i periodici del Dopoguerra impegnati nell’opera di ricostruzione del discorso pubblico, sostenuti sempre dal lavoro di giornalisti impegnati in battaglie per la democrazia e la libertà e l’affermazione di diritti spesso negati, come ad esempio Basilicata di Leonardo Sacco. Poi il racconto storico che da qui procede e si snoda con la diversificazione dei canali informativi, la proliferazione di emittenti radiofoniche e televisive, con lo stesso insediamento della Rai nella regione e la crescita della stampa che si registra nel ventennio successivo all’ultimo disastro mondiale, accompagnato dall’interesse di testate nazionali per il “fatto locale”.

 

Per passione e per potere

Ciò che traspare dall’occhio dello storico del giornalismo, in questo caso è un inevitabile interesse non rivolto esclusivamente all’industria culturale e al suo impatto sociopolitico, ma al movimento opposto di influenze. La storia della stampa lucana non è infatti solo la storia del giornalista impegnato e appassionato che con il suo operato vuole accrescere e migliorare qualcosa nella società, informandola. Ma è spesso la storia dei giochi di potere, del servilismo e dell’accondiscendenza, volti all’accrescimento del prestigio personale e incuranti della deontologia che chi fa informazione dovrebbe possedere.

È la storia di giovani giornalisti con voglia di arricchire e costruire nel proprio territorio, ma anche la storia di quello che Sergi definisce «giornalismo d’esportazione»: un patrimonio di esperienze, una professionalità messa al servizio del giornalismo nazionale.

Una storia oscillante tra luci e ombre, tra esempi di brillante vocazione giornalistica – spesso ottenuti con poveri mezzi e al limite delle possibilità – e situazioni più anonime, grigie o legate a poteri poco nobili.

È forse, più in generale, oltre che la storia della stampa, la storia del Meridione, in fondo.

 

Giovanna M. Russo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 59, luglio 2012)

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