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Anno VI, n. 56, aprile 2012
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Filosofia e religioni (a cura di Maria Grazia Franzè) . Anno VI, n. 56, aprile 2012

Zoom immagine Perché slegare
potere temporale
e potere religioso

di Maria Grazia Franzè
Cavour su rapporto tra stato e chiesa
un’attenta disamina edita Rubbettino


Il potere spirituale e temporale nei lunghi anni durante i quali si è formata la storia dell’Italia ha vissuto vicende sempre diverse che hanno alternato una maggiore affermazione ora dell’uno, ora dell’altro. Nel saggio che presentiamo, una personalità di spicco nel rapporto tra stato e chiesa è quella che ha visto impegnato Camillo Benso conte di Cavour soprattutto dopo aver detto il 27 marzo 1861, anno in cui Roma è stata proclamata capitale del Regno d’Italia: «Libera Chiesa in libero Stato». Il saggio, che analizza le parole di quest’uomo politico all’indomani dell’unità italiana e dalle quali prende spunto per discutere e approfondire il rapporto tra cristianesimo e religione, è curato da Girolamo Cotroneo (professore di Storia della filosofia, presso l’Università di Messina, erudito di Benedetto Croce) e da Pier Franco Quaglieni (saggista, docente e pubblicista) con un titolo già esplicativo: Discorso su Stato e Chiesa con interventi di Pier Carlo Boggio, Marco Minghetti, Francesco Ruffini, Giovanni Giolitti, Benedetto Croce, Benito Mussolini (Rubbettino, pp. 330, € 13,00).

La corposità e la caratteristica del volume sono presto anticipate nella Prefazione, scritta da Cotroneo, che esplica il fine della pubblicazione stessa.

«Come risulta già dall’indice, questo volume è dedicato soprattutto, se non soltanto, al confronto tra Stato e Chiesa quale si è configurato sia nel pensiero che nell’azione politica del Conte di Cavour; confronto che è un problema centrale, non soltanto, nell’Italia del primo Ottocento, ma nell’intera storia dell’Ottocento europeo, la quale, come ha detto una volta Leopold von Ranke, altro non è stata se non un continuo conflitto tra Stato e Chiesa». Il Discorso su Stato e Chiesa è suddiviso in tre parti: nella prima vi sono i discorsi parlamentari di Cavour, nella seconda vi sono le considerazioni di Minghetti, Boggio, Ruffini e, nell’ultima, vi è una sezione dedicata all’anima anticlericale ed all’opposizione dei cattolici. Nell’esposizione si proceda con ordine.

 

Cavour e la religione

L’espressione «libera Chiesa in libero Stato» è sicuramente l’espressione di Cavour più nota, perché racchiude in sé il desiderio di separazione fra il potere spirituale e quello temporale ma anche il suo augurio di vedere la chiesa, pronta a promuovere nuovi flussi all’interno della religione adeguandosi a nuovi principi di libertà. Tutta la politica di Cavour è segnata dall’intento di giungere alla formazione di uno stato liberale parlamentare lottando contro il clero ed i politici cattolici. Egli «faceva credito alla Chiesa di una disponibilità analoga alla propria a camminare sulla via del progresso e pertanto riteneva che sarebbe stato legittimo concedere anche ad essa, persino quando si fosse dimostrata ostile al governo, quella libertà che essa rifiutava ai cittadini».

Questa idea è ben espressa in uno dei suoi ultimi discorsi nella Camera dei deputati quando «egli affermerà con forza la necessità che il principio della libertà sia “applicato nei rapporti della Chiesa con lo Stato”», e poi ancora nei discorsi parlamentari di Cavour stesso durante il discorso sulle spese ecclesiastiche, in occasione della dissertazione in merito al matrimonio civile o a quello circa l’abolizione dei 34 ordini religiosi quando afferma: «con la soppressione di un certo numero di corporazioni religiose voi potrete (se non nel modo più razionale, almeno in parte) sopperire a questi bisogni, voi potrete avere caserme per soldati, ospedali per i militari e in molte province, e specialmente in Sardegna, potrete avere carceri».

Le sue idee, associate ad una meravigliosa capacità di cogliere l’essenza del problema, di esporre il tutto in maniera semplice e chiara, grazie anche alle sue capacità e doti di sensibilità e intelligenza, hanno fatto pronunciare a Benedetto Croce le seguenti parole: «“Ammira la grandezza del Cavour chi, ripercorrendo la sua vita e il suo epistolario, vede quanto accorgimento e coraggio, quanta passione e poesie, quanti dolori e furori a volte, quanta terribile tensione d’animo e di mente - fino a spezzarlo, spezzando la vita fisica, - gli costò quell’opera alla quale la storia lo aveva chiamato”».

 

Storia e storici

Se la prima parte del volume è interamente dedicata a Cavour, anche con la trascrizione dei suoi discorsi, nella seconda parte vi sono le considerazioni che studiosi e storici hanno avanzato in merito alle idee di questo grande politico e pensatore ottocentesco. Boggio, ad esempio, riflette sull’importanza della presenza della chiesa e dello stato nella vita dell’uomo e di come questi poteri, entrambi complementari, nel corso del tempo si siano spesso scontrati e abbiano visto la chiesa assumere un atteggiamento rigido nei confronti di ogni compromesso con lo stato.

Altro pensiero giuridico e storico è avanzato da Minghetti che intravede nel discorso di Cavour un giusto equilibrio tra stato e chiesa, raggiunto ormai in tutti gli stati costituzionali e che dovrebbe avvenire anche in Italia. Diverse e interessanti sono ancora le posizioni di Ruffini, Croce e Giolitti (di quest’ultimo è riportato il discorso tenuto nel 1904).

La terza parte, che conclude il volume, vede i pensatori e politici anticlericali del Risorgimento e le idee degli oppositori cattolici. Tempi di lotte e tensioni che portarono nel 1870 alla presa di Roma e alla dichiarazione da parte di Pio IX, prigioniero politico, che rifiutò le Leggi delle Guarentigie ma che riconobbe in Cavour uno spirito altamente patriottico al punto da ricordarlo con le seguenti parole «“Ah! Quanto ha amato il suo Paese questo Cavour, questo Cavour. Quest’uomo era un vero italiano. Dio gli avrà certamente perdonato come noi lo perdoniamo”».

 

Maria Grazia Franzè

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 56, aprile 2012)

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