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Anno VI, n. 56, aprile 2012
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VI, n. 56, aprile 2012

Zoom immagine Oltre la “malattia”,
oltre la “normalità”:
il viaggio obbligato
di una mente sola

di Valeria Vaccaro
Da edizioni Smasher una storia vera:
Giusy e le verità coltivate e taciute


Il ruolo del lettore molto spesso coincide con quello di interprete; una stessa storia, letta da individui differenti, susciterà quasi certamente diverse chiavi di lettura. Quando, però, ci si trova dinanzi a un libro come quello di Giulia Carmen Fasolo, non si può più parlare di libere interpretazioni; possiamo e dobbiamo semplicemente prendere atto di una realtà che, troppo spesso, si tenta di nascondere. Ciò che l’eclettica scrittrice ci propone è un insieme di fatti realmente accaduti. Si tratta del percorso di sua sorella Giusy: un viaggio lungo una vita attraverso istituti, carceri e, infine, l’Opg (Ospedale psichiatrico giudiziario) “Ghisiola” di Castiglione delle Stiviere. Come Maurizio Gradellini ci suggerisce nella Prefazione, «ciascuno di noi poteva essere Giusy Fasolo, così come lo possono essere i nostri figli, i nostri fratelli e le persone a noi care. Ciascuno di noi può assumere domani il ruolo di oppresso, non più di oppressore».

Giulia Carmen Fasolo è nata nel 1978 a Barcellona Pozzo di Gotto (Me), città nella quale vive tuttora. Si occupa di psicologia, informatica, giornalismo, multimedialità e cyber psicologia. I suoi studi e la sua tenacia l’hanno portata a distinguersi con diversi meriti: è presidente del Centro studi e ricerche di Psicologia e Psicopatologia “Sentieri della mente” e dell’associazione “Smasher”; è vicepresidente del Centro studi in Scienze psicologiche “Nuvola”; è rettore della Scuola permanente in Counseling e della Libera Università popolare del Counseling. Tutto questo a sottolineare che, pur trattandosi di una storia che l’ha personalmente coinvolta, nelle sue parole è possibile trovare spunti di riflessione di oggettiva validità.

Con l’obiettivo di dar voce alla sorella Giusy, l’autrice ci presenta un romanzo ricco di verità importanti: Da vicino nessuno è normale. Giusy e il punto di non ritorno (edizioni Smasher, pp. 54, € 10,00), con una Prefazione di Maurizio Gradellini.

 

La malattia… quale?

La voce narrante è quella di Giusy, che sin dai primi anni di vita sembra dimostrarsi problematica.

Uno dei ricordi più vividi nella sua mente è il comportamento violento del padre che, troppo spesso, la percuoteva con sedie, colpi di scarpa e di cintura.

Fu proprio per proteggerla dal padre, che la mamma di Giusy decise di mandarla – sin dalla tenera età – negli istituti. La lontananza dalla famiglia è un argomento centrale per la protagonista, che tutt’oggi teme di poter essere ancora allontanata da casa.

In tenera età, Giusy chiedeva spesso quale fosse la sua malattia, quella che nessuno nominava mai; non era come le sue sorelle, loro avevano “l’occhio pigro” o le “gambe malate”. Lei invece aveva qualcosa che nessuno le voleva spiegare ma per la quale tutti chiedevano se fosse finalmente guarita. Con il tempo, lei stessa arriva a una conclusione: «ho capito che la mia malattia era nella solitudine della mia mente e lì si coltivava». Quest’ultima parola deve farci riflettere più di altre. Ciò che il Dipartimento di Salute mentale del suo paese non era riuscito a risolvere, è stato indubbiamente peggiorato – e in un certo senso “coltivato” – dal percorso di due anni e nove mesi, subìto all’Opg “Ghisiola” di Castiglione delle Stiviere. In questo periodo di permanenza forzata la volontà e la consapevolezza della realtà di Giusy vengono annientate con un programma di vero e proprio contenimento emotivo. È qui che la protagonista tocca il “punto di non ritorno”. Lo stordimento provocato dalle medicine è solo uno dei terribili ricordi che tuttora albergano nella mente della povera Giusy; il suo arrivo seguito da una fiala e un letto di contenimento rendono subito note le condizioni di vita in quel luogo di paura.

 

Una realtà non più definita

La paura, quella che ancora accompagna Giusy, è che qualcuno possa soffrire quel che lei stessa ha subìto o, peggio, di poterlo patire nuovamente sulla sua stessa pelle. Così perdona tutti, tutti quelli che prima o dopo hanno deciso cosa lei dovesse dire, fare, pensare ma, soprattutto, subire.

Perché il perdono? Perché altrimenti qualcuno potrebbe dar loro dei bugiardi e, quindi, somministrare loro dei farmaci come era successo tante volte a lei. Le bugie di cui parla sono un altro importantissimo centro di questa storia. Infatti, in queste pagine, viene spesso sottolineato quanto fosse semplice per i medici far dire a Giusy ciò che per loro era la verità; tanto semplice quanto pesante per lei, che in breve tempo aveva finito per confondere la sua realtà con la loro, senza più comprendere quale fosse quella vera.

Riprendere contatto con la vita quotidiana e “normale” non si è rivelato affatto semplice né per lei né per la sua famiglia, che ha tanto lottato per renderla libera.

 

La psichiatria e il malato oggi

Quel che è certamente importante sottolineare è il tema conclusivo del romanzo. L’autrice ci spiega che non esiste una nuova psichiatria, che questa non è altro che un camuffamento della vecchia, con la semplice aggiunta di nuove congetture e nuovi farmaci… un tentativo, per i “potenti”, di redimere le proprie coscienze. Scrive l’autrice: «Perché oggi noi malati siamo soprattutto quello che ieri hanno fatto di noi».

Un libro come questo ha un grandissimo compito: denunciare una realtà che pochi osano raccontare. In questo, Fasolo ha indubbiamente trovato ispirazione; ci presenta un coinvolgente racconto, nel quale la voce narrante non perde la sua vena di semplicità quasi disarmante, pur riuscendo a farci giungere a conclusioni ben più articolate e importanti. Grazie a queste pagine, possiamo conoscere nel dettaglio una realtà che tutti prima o poi abbiamo potuto osservare o sentir raccontare. Quante volte può capitarci di incrociare sulla nostra strada una persona così detta “non normale”? Quante volte può capitarci di guardarla e provare paura, senza accorgerci che, forse, è la nostra stessa personalità a farci percorrere da quel brivido di timore? Perché in fondo, «tutti lo sappiamo: da vicino nessuno è normale».

 

Valeria Vaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 56, aprile 2012)

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