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Anno VI, n. 55, marzo 2012
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Antonella Loffredo) . Anno VI, n. 55, marzo 2012

Zoom immagine Vite virtuali:
un’illusione?

di Liliana Longo
Da Aletti editore:
amore e amicizia
Facebookiani


Ogni giorno milioni di utenti, accomodati davanti ai loro computer nei posti più disparati del mondo, con un semplice click salpano per l’oceano Internet, costellato da innumerevoli isole dell’informazione o dell’intrattenimento alle quali approdare. La meta delle crociere virtuali più gettonata degli ultimi tempi è l’isola di Facebook, fondata da Mark Zuckemberg nel febbraio del 2004 che, come un moderno Amerigo Vespucci, scopre il “Nuovo mondo” dapprima sconosciuto all’uomo.

L’isola, per effetto del passaparola, si è trasformata in un vasto territorio  virtuale pullulante di turisti che, stregati dal fascino del luogo, decidono di trasferirsi lì per sempre.

Ma su Facebook gli “amici” non passeggiano per le strade o si incontrano al pub, non conversano tra loro guardandosi negli occhi, non confidano i propri pensieri all’amico fidato, poiché lì la vita è regolata da un diverso modo di comunicare con il prossimo.

Non credevo di trovarti su Facebook (Aletti editore, pp. 272, € 15,50) di Stefano Pietri racconta la profonda frattura tra passato e presente della comunicazione, e costituisce un sussurrato invito alla vita autentica senza la mediazione di strumenti che forzano gli eventi e regolano gli incontri.

 

Il tempo passa e tutto trasforma

Le ragioni che spiegano i repentini cambiamenti dell’interazione sociale risiedono proprio nelle nuove tecnologie, le quali corrono velocissime all’inseguimento del progresso che non solo ha trasformato i mezzi di comunicazione, ma che ha anche rivoluzionato i modi di pensare e di agire dell’uomo che di questi nuovi strumenti fa uso, e spesso abuso, quotidianamente.

La modernità non solo ha preso il sopravvento su carta e penna, ovvero sulla comunicazione romantica delle passate generazioni – fatta di attese ed emozioni – ma soprattutto ha inaridito le genti ed estirpato dall’etica sociale valori quali il rispetto, l’amicizia e la solidità dei sentimenti.

Facebook si è rivelata un’arma a doppio taglio: se da un lato ha annullato il senso del tempo e dello spazio, mettendoci in contatto con il mondo intero e offrendoci uno scambio di idee e pensieri in tempo reale, dall’altro ha causato una profonda trasfigurazione della realtà nonché un’alterazione della personalità.

Il celebre social network, infatti, si è tramutato in un rifugio per timidi e pavidi, poiché consente loro di affrancarsi dalle inibizioni e infrangere i tabù imposti dalla cultura, e in una vetrina per narcisi, sulla quale apparire e non essere. Questo social utility, quindi, è costruito dalla maggior parte degli utenti sulla menzogna e l’illusione.

Pochissimi sono i “profili” costruiti a specchio della propria personalità così come altrettanto pochi e veri sono gli “amici”. Con un amico condividi la vita reale e non semplicemente i "post" o le battute inbacheca” Anche i sentimenti sono divenuti flebili e i legami sempre più labili perché siamo divenuti facilmente sostituibili, oltre che emotivamente fragili.

Tutto questo accadrà al protagonista del libro, un uomo senza nome, che cadendo nella rete di Facebook finisce per diventarne vittima.

 

Il primo amore non si scorda mai

Stefano Pietri ci racconta di un uomo che, mosso dalla curiosità di ritrovare, dopo tanti anni, la sua prima fidanzata, si imbatte in un’avventura che nulla ha a che vedere con l’innocenza adolescenziale.

Nella vita adulta, il batticuore adolescenziale si tramuta in attrazione e passione sfrenata, e il grigiore di una vita che passeggia sotto braccio con l’abitudine si colora di nuove sfumature, di nuove emozioni. Alla rievocazione nostalgica di un passato felice e spensierato si alternano i sensi di colpa verso la propria compagna, Luna, la paura di ferirla, l’angoscia di tradirla e la rabbia di non capire se sia ancora capace di amarla.

Spettatrice e custode tacita degli incontri adulterini fra i protagonisti è Roma, vasta e caotica quanto magica. Sullo sfondo della città eterna, l’uomo conduce un’esistenza ibrida, fatta di realtà e virtualità, condita da una dualità di sentimenti e una profonda inquietudine che saranno superate solo quando la razionalità si imporrà sulla nostalgia, solo quando la maturità e il buon senso lo condurranno a discernere le scelte giuste da quelle sbagliate.

 

Una conclusione

Il viaggio intrapreso dal nostro protagonista è dettato dalla curiosità di scoprire il volto del suo passato, ma come spesso accade alla maggior parte degli utenti, l’accesso a Facebook rappresenta una fuga dalla società, dal disagio del giudizio che essa ci infligge, e quindi un rifugio in un altrove dove mostrare solo il meglio di sé. Ma riesce davvero Facebook a sciogliere le catene che ci imprigionano alla realtà, spesso grigia e fatta di routine, e a concederci un’evasione? Oppure ne siamo ostaggi e, ingenui e inconsapevoli, non ci accorgiamo che è proprio il social network a incatenarci alle nostre scrivanie e a impedirci di cogliere le sfumature del reale?

 

Liliana Longo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 55, marzo 2012)

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