Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno VI, n. 53, gennaio 2012
Sei in: Articolo




Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno VI, n. 53, gennaio 2012

Zoom immagine Il racconto
dell’umile vita
di una donna

di Pamela Quintieri
Da Città del sole la storia
di un secolo che cambia
visto dagli occhi di Serafina


Un secolo di trasformazioni il Novecento, costituite dai legami con l’epoca appena trascorsa, le tradizioni, e l’irrefrenabile susseguirsi delle poderose imprese dell’uomo: la tecnologia, i Premi Nobel e il primo volo dei fratelli Wright, la Rivoluzione d’ottobre e la Prima guerra mondiale. La scienza e la tecnica si rincorrono e scandiscono i minuti e i giorni di un’epoca complessa e affascinante. In questo mondo nuovo si sviluppa la straordinaria vita di una contadina semplice, figlia, madre, donna del suo tempo eppure così moderna: Serafina. «Esattamente una settimana dopo la mia nascita Messina tremò in maniera spaventosa. Giunse l’eco, a Racalmuto, dell’orrore e della disperazione. Migliaia di morti, macerie, fango. Vite e famiglie distrutte. C’era chi andava dicendo che la terra e il mare erano impazziti. […] Tutti, sognando, aspettavano il giorno che stava per arrivare, qualcuno aveva già aperto gli occhi, qualcuno si era appena alzato […]. E tuttavia, ciò che era accaduto, quel lunedì 28 dicembre¸ a Racalmuto si seppe con tempi lunghi, in maniera frammentaria, distorta, ma si seppe». Anna Burgio, siciliana di Porto Empedocle (Ag), la terra di Pirandello e Camilleri, inizia così il suo percorso di scrittrice con il commovente ed intimo Serafina (Città del sole, pp. 144, € 12,00). «Volevo dare voce a Serafina, una donna che ho conosciuto solo attraverso i racconti di altre persone che a loro volta ne avevano solo sentito parlare. Ho raccolto i loro ricordi con l’urgenza e l’esigenza di una storia che chiamava per essere raccontata, condivisa, come si faceva un tempo oralmente, per non essere dimenticata».

 

Faticosi sentimenti guidano il lettore

Già sfogliando le prime pagine veniamo colpiti dalla singolarità dello stile narrativo e da una forte e coinvolgente sensibilità artistica. I sentimenti, buoni e cattivi, ci sono tutti, sono tangibili, si toccano, vengono fuori dal libro, guardano il lettore negli occhi, parlano con voce rotta dall’emozione e dal pianto. Proprio a voler sottolineare questo legame tra mente e cuore, è un componimento di Herman Hesse ad introdurre il testo: «Se la mia vita passa tuttavia e di tanto in tanto da folti viticci una poesia matura ancora scende devo essere grato a te. Tu non lo sai, che hai seppellito l’immagine tua nel silenzio delle mie notti, e ciò che la mia poesia alla luce ha portato, era già prima in te». A raccontare la storia in prima persona è la protagonista, da cui prende il titolo il libro, Serafina. Vissuta all’interno di un mondo, quello contadino, scandito dall’alternarsi delle stagioni, dal sorgere e tramontare del sole e dalle fasi lunari, circondata da gente così umile da non accorgersi nemmeno dell’istituzione dell’ora legale del 1916. La famiglia di Serafina si componeva di un padre ubriacone e perdigiorno e di una madre amorevole, vero punto di forza, solido macigno della sua vita. «Io sono stata una donna comune, proprio come mia madre. Amavo la pace, credevo nel mio ruolo di donna, di femmina, di persona sottomessa. Era giusto così». Racconta con semplicità e spensieratezza la sua vita Serafina. Descrive il suo viaggio negli Stati Uniti d’America, compiuti gli 8 anni, in treno fino a Palermo e in mare «un mare verde come le lucertole d’estate» con una nave, la Dante Alighieri, proveniente da Genova. L’America dove il papà aveva trovato lavoro. Ricorda l’unica sua foto, quella della prima comunione, il matrimonio con suo marito ed una vita estremamente normale quella che potrebbe essere, anche oggi, la vita di chiunque.

 

Una donna realmente esistita

La protagonista non è un personaggio di fantasia, parlare di lei è dunque calarsi nella parte più personale e profonda di una famiglia, quella che coinvolge i sentimenti ed i valori più alti, essendo Serafina una “Farrauto”, parente del marito della scrittrice. «Sin da piccola ho percepito quelle che per altri erano solo le sfumature sottili della sofferenza, bastava poco per turbarmi, per commuovermi. Ero molto femmina in questo». Un testo sulle contraddizioni dell’animo umano dove la forza e la sofferenza si fanno il braccio forte nella logica della sopravvivenza. Appare un ricco contesto psicologico della fragilità umana e una voglia di non soccombere alle difficoltà della vita quotidiana in un mondo contadino fatto di ingenuità e di timori, di rinunce e di novità, dove il sacrificio serve a forgiare animi incrollabili di fronte alle numerose sorprese del destino. Ma la nostra sofferenza da cosa deriva? Da un’emozione troppo grande, per essere sopportata, o da una reazione chimica indotta dal mondo esterno? «Ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena d’esser così e di non poter essere più altrimenti». Pirandello indagava in questo modo sul senso profondo del patire della nostra esistenza riassumendola in una frase dai toni amari e carichi di tormento. Emblematica la figura del libro in copertina dal titolo Le donne che portano pesi quasi a sottolineare come il fardello della vita intera sia tutto delle donne, che reggono le famiglie ed i loro guai senza lamentarsi, stringendo i denti e andando avanti in mezzo ad un mare di difficoltà. La foto racchiude in sé tutta la forza del loro agire. Serafina parla difatti così della sua condizione di donna del Sud: «Sin da bambina, da sempre, ho avuto piena contezza che quello era il mio posto. Era una consapevolezza che non arrivava dalla testa, quanto dalla pancia, e dal petto».

 

Donne coraggiose

«Le donne coraggiose, quelle capaci di difendere ad ogni costo la propria dignità, sono sempre esistite. Ma sono state poche rispetto alla massa, spesso additate e messe in croce solo perché non erano come le altre. Coraggiosi si nasce, una sparuta minoranza lo diventa».

Donne consapevoli della loro condizione e perciò accomunate dal sentimento di solidarietà, sentimento nel nome del quale tutto veniva spartito: il buono e il cattivo.

Così vediamo far da contorno alla vita di Serafina personaggi del mondo contadino ben delineati come la za Rosina: «Una è la vita e come viene ce la dobbiamo prendere. Già è amara lei, a che vale renderla ancora più triste piangendosi addosso? Bisogna ridere, invece, e ogni mattina, al risveglio, dire: Signore ti ringrazio, che sono ancora viva». Un libro che non dimentica di porre attenzione su problemi sociali estremamente attuali oggi come la depressione che purtroppo colpisce il personaggio di Carmena: «un giorno aveva deciso che non si voleva più alzare dal letto, diceva che i muri giravano, che volevano caderle addosso, e si era messa a gridare come una pazza».

 

Mondo contadino: ingenuità e smarrimento

Un mondo esaminato nelle sue mille sfaccettature. Un luogo dove una stretta di mano era sufficiente a concludere un accordo «e la mano che stringeva l’altra restava macchiata come pagina scritta da inchiostro indelebile». Un universo di regole e di convinzioni vere, profonde, indissolubili: «Forse davvero i siciliani si credono dei, forse davvero le frustate ricevute per secoli sulle spalle hanno forgiato, con il tempo, un carattere gonfio d’orgoglio che si barcamena tra rassegnazione e superbia, perché tante ne hanno passate, e ciò insegna loro che tante ancora ne possono sopportare». Una realtà semplice eppure funestata dagli eventi e anche dall’arrivo di malattie pericolose. «Nel 1919 era arrivato il vaiolo, innanzitutto. Il paese che non si era ancora ripreso dall’ondata della spagnola, doveva fare i conti con un nuovo, spaventoso malanno. Seminava il terrore, questa malattia: la febbre, un po’ di mal di testa, anche una sola indigestione che provocava vomito, faceva tremare e piangere di paura». Sappiamo bene che oggi il vaiolo è stato debellato, e che esistono solo due ceppi di virus conservati sotto la supervisione dell’Oms, all’epoca di Serafina invece il mondo contadino doveva misurarsi con un terribile flagello, tanto grave da provocare una carneficina. «Si stava allora in attesa, trepidanti e immobili, nella speranza che non comparissero le macchie, che non fosse vaiolo. I parenti si guardavano l’un l’altro le lingue, le bocche, e il desiderio di reciproco conforto cozzava con il freddo distacco dovuto al timore del contagio». La protagonista vive così, tra le rivoluzioni tecnologiche e le feste di paese, la sua adolescenza nella più grande semplicità ricordando: «Il culto di Maria Santissima del Monte è sempre stato un ricordo antichissimo impresso nell’animo di ogni racalmutese, quasi come una dotazione genetica. […] Io ho vissuto la festa della Madonna del Monte, come tutte le ragazze e poi donne della mia età, con quel miscuglio di devozione e di civetteria che, da sempre, caratterizza tutte le feste paesane». Un paese reale, vivo, vero, fatto della fontana del Raffo e quella dei Nove cannoli, di Santa Maria e del cimitero, delle chiese San Pasquale, San Giuliano, la Manna Rocca, San Francesco e San Nicola. Un mondo forte che sottolinea la voglia di non arrendersi, propria dell’uomo, l’ancestrale istinto di sopravvivenza della belva posta di fronte al pericolo. Il libro si apre con le parole della protagonista: «Sono nata il 21 dicembre 1908. Il mio paese si chiama Racalmuto, si trova all’estremo meridione della meridionalissima Sicilia. Ho ricordi di fame, di miseria, di caldo, di navi grandi per l’America e di dolore. Adesso so, ricordo, capisco, discerno, e racconto. Mi chiamo Serafina Farrauto, e sono morta di parto».

Chi è dunque Serafina? Al lettore lasciamo il piacere di scoprirlo con un libro che è una time machine del Novecento italiano, denso di limiti ed innovazioni, raccontato dagli uomini e soprattutto dalle donne che con la loro forza l’hanno reso un’epoca così straordinaria. Vogliamo tenere a mente un detto tipico del mondo rurale, sul valore del coraggio, che recita così: «L’antica saggezza contadina dice che non si può, per paura dei corvi, non seminare le fave. Questo dovremmo essere, seminatori di fave, pazientando se le beccano i corvi, non smettendo, mai, di sperare che possano arrivare a crescere».

 

Pamela Quintieri

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 53, gennaio 2012)

Redazione:
Lidia Palmieri, Patrizia Piperis, Pamela Quintieri
Collaboratori di redazione:
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Marika Balzano, Claudia Barbarino, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Camilla Manuela Caruso, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Guglielmo Colombero, Giulia Costa, Patrizio D'Amico, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Maria Grazia Franzè, Annalice Furfari, Manuela Gatta, Simona Gerace, Barbara Gimigliano, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Rosina Madotta, Jacqueline Maggio, Daniela Malagnino, Stefania Marchitelli, Paola Mazza, Maria Chiara Mazzillo, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Giusy Patera, Graziana Pecora, Anna Picci, Serena Poppi, Giuseppe Pulvirenti, Cinzia Randazzo, Mariastella Rango, Francesca Rinaldi, Alessia Rocco, Luciana Rossi, Annalisa Scifo, Mirko Scilla, Fulvia Scopelliti, Adele Spadafora, Roberta Tiberia, Filomena Tosi, Laura Tullio, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Curatori di rubrica:
Francesco Mattia Arcuri, Monica Baldini, Giulia De Concilio, Rita Felerico, Maria Grazia Franzè, Annalice Furfari, Angela Galloro, Agata Garofalo, Simona Gerace, Daniela Graziotti, Mariacristiana Guglielmelli, Mària Ivano, Antonella Loffredo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Luisa Grieco e Mariangela Rotili, Mariangela Monaco, Pamela Quintieri, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT