Albert Einstein diceva: «Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe; se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più».

Nel mondo culturale contemporaneo, dominato dai new media, dall’ambiente virtuale di Internet, da giochi elettronici sempre più sofisticati e reali, che funzione ricoprono le fiabe nell’infanzia dei bambini? Trasmettono ancora dei valori e una morale? Nelle famiglie si ripete ancora la scena che vede mamma e papà ai piedi dei lettini a leggere la fiaba della buonanotte?

A giudicare dalle continue pubblicazioni di libri dedicati a questo genere sembra proprio di sì. Uno di questi parla di «principi e principesse un po’ strani, bambine e pesciolini per la fantasia di un’orsetta appena nata. Una favola sull’ecologia e l’importanza dell’ambiente per arricchire i nostri sogni». Le fiabe dell’orso Silvia (Statale 11 Editrice, pp. 64, € 18,00) è un libricino scritto a quattro mani da Simona Stefani e Silvia Tosato, con la collaborazione di Franca Candotti curatrice delle illustrazioni.

Dieci favole per dieci temi diversi

Tutto inizia quando nel paese di Orsolandia – dopo la nascita dell’orsetta Silvia – mamma orsa inizia a narrare alla sua cucciola delle storie fantastiche. Ne scaturisce così una raccolta che comprende dieci fiabe di genere diverso per i bambini e i loro genitori. Principi e principesse, re e regine, fate, streghe e megere popolano i castelli e i boschi incantati di un paese lontano e misterioso. Ma fanno capolino anche bambini e bambine, animali, elementi della natura a raccontare ognuno la propria storia intrisa di fantasia e di elementi educativi per i piccoli lettori.

Ed è così che ne I capelli della principessina conosciamo la giovane principessa Solange, figlia dell’amato re Venceslao e della bellissima regina Irina, che riesce a spuntarla – grazie all’aiuto della fata di tutte le fate, Aura – sulla strega Belzalù. Nel brano Il principe burlone, il principe Filippo grazie ai suoi racconti spiritosi, alla sua sagacia e allegria riesce a rompere l’incantesimo che imprigionava una bella principessa nel corpo della temuta strega chiamata la “signora del Don”. L’amicizia sincera tra la piccola Agata e un pesciolino giallo è al centro della fiaba Il castello di conchiglie alla fine della quale l’animaletto regalerà alla sua amichetta sulla terraferma qualcosa di molto speciale e prezioso.

Non poteva mancare una fiaba dall’animo “verde” ed ecologista, La nonna e il futuro, nella quale una nonnina, che vive felice in una casetta in aperta campagna, spiega ai suoi nipotini l’importanza di separare i vari rifiuti nella raccolta differenziata e rispettare l’ambiente e il mondo circostante. Il finale della storia è una vera e propria guida intelligente al riciclo rivolta ai più piccoli (e non solo): «La nonnina cominciò una vera e propria battaglia ecologica per sensibilizzare innanzitutto i suoi nipotini, ma anche vicini e amici, sull’importanza del riciclo. Nella sua casa costruì “un’isola ecologica”. In un grande bidone giallo raccolse tutta la carta, in un bidone azzurro la plastica e in uno rosso il vetro. In mezzo ad un campo dietro al fienile fabbricò una “concimaia” dove buttare tutti i rifiuti organici che poi avrebbe riutilizzato come fertilizzante per i campi. Il futuro del nostro pianeta dipende da ognuno di noi!».

La funzione delle fiabe

La fiaba è un racconto frutto di fantasia, una storia dove i sentimenti, spesso contrapposti tra loro, si affrontano in una relazione che porta il bambino a identificarsi con uno dei personaggi positivi nel quale proietta poi i propri sentimenti. È per il bambino un gioco attraverso cui costruisce un mondo parallelo a quello reale dove riporre sogni, speranze, gioie ma anche rischiarare gli aspetti più oscuri che provocano ansia e paura. L’altruismo, l’amicizia, l’amore, la bontà si scontrano con la cattiveria, l’egoismo, l’odio in un confronto che aiuta a discernere il “bene” dal “male”. Il “lieto fine”, dopo le peripezie iniziali, trasmette l’insegnamento che le difficoltà della vita sono inevitabili, ma si possono superare con l’impegno e spesso l’intelligenza e l’arguzia.

Dal punto di vista educativo il bambino scopre nuovi mondi, nuove situazioni, nuovi personaggi; accende la fantasia, la curiosità e alimenta la consapevolezza di sé e del mondo circostante. La lettura di un racconto da parte del genitore induce a costruire un modo d’esprimersi e un’esperienza condivisi tra l’adulto e il bambino, facilita naturalmente la costruzione e il consolidamento del legame affettivo, oltre ad aiutare lo sviluppo del linguaggio. Leggere ad alta voce anche a bambini piccoli, infatti, facilita la costruzione delle basi su cui poggeranno le abilità linguistiche, le capacità d’apprendimento nella lettura e di comprensione di una testo scritto.

In una realtà dominata dall’immagine e dal virtuale già dalla tenera età, sarebbe importante ritornare alla comunicazione verbale e all’ascolto anziché improntare la formazione dei bambini sulla comunicazione visuale. Il racconto delle fiabe e delle favole in particolare sarebbe il modo più semplice, “primitivo” e istintivo di instaurare questo nuovo tipo d’approccio.

Rosina Madotta