Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 50, ottobre 2011
Sei in: Articolo




Comunicazione e Sociologia (a cura di Alba Terranova) . Anno V, n. 50, ottobre 2011

Zoom immagine Il giornalismo di inchiesta:
storia, evoluzione e analisi
delle sue condizioni attuali
nel nostro paese

di Luca Onesti
Viaggio fra le più importanti inchieste
dal Dopoguerra a oggi, Ed. della sera


Gerardo Adinolfi, campano, classe ’87, ricostruisce in una prospettiva cronologica e insieme analitica, la storia del giornalismo d’inchiesta in Italia. Il saggio inizia chiedendosi quali siano i requisiti che rendono un’inchiesta giornalistica veramente tale. L’autore cita il giornalista e scrittore argentino Horacio Verbitsky: «Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda.» Attraverso diversi riferimenti alle più importanti inchieste italiane dal dopoguerra a oggi, l’autore ci mostra i modi in cui queste sono nate e le loro conseguenze, le reazioni suscitate sull’opinione pubblica, le ricadute sociali e politiche, laddove non siano prevalsi i meccanismi neutralizzanti del potere. Qual è l’attuale stato di salute del giornalismo d’inchiesta? Questo e altri interessanti interrogativi si pone Dentro l’Inchiesta (Edizioni della sera, pp. 244, € 15,00) . A chi afferma che  il giornalismo d’inchiesta non trova più spazio in Italia, l’autore risponde portando diversi esempi in senso contrario: è cambiato il modo di fare inchieste e sono cambiati i canali su cui è possibile veicolarle, ma questo essenziale esercizio di democrazia oggi resiste e cerca spazi nuovi per esprimersi.

 

Quando e dove è nato il giornalismo d’inchiesta?

Se alcuni studiosi fanno risalire la nascita del giornalismo investigativo al Settecento inglese, altri ritengono invece che sia nato con il celebre J’accuse di Emile Zola che denunciava le irregolarità commesse nel processo Dreyfus. L’autore mette in risalto, quale che siano il luogo e la sua data di nascita, il nesso che vi è tra giornalismo d’inchiesta libero da condizionamenti, da una parte e stato di diritto, democrazia e insieme esigenza di proteggere le minoranze, dall’altra.

 

Tra ricerche on line e “inside story”: come lavorano i giornalisti investigativi

Il maggior merito del saggio di Adinolfi è quello di guardare le inchieste dal di dentro, come suggerisce appunto il titolo. Si parte dalla fase istruttoria che necessariamente deve precedere quella operativa. L’autore ricostruisce i diversi modi in cui i giornalisti reperiscono le informazioni e come curano il rapporto con le fonti. Attraverso l’uso del computer e di Internet si ha la possibilità di utilizzare database per la ricerca di dati, di utilizzare software per ordinarli, di effettuare ricerche on line. Il computer assisted reporting, diffuso soprattutto negli Stati Uniti, più che semplice strumento a disposizione del giornalista, è lo strumento con l’aiuto del quale vengono condotte oggi importantissime inchieste e portate alla luce notizie difficilmente reperibili con i metodi tradizionali. Il saggio prosegue mostrando come si svolge solitamente la fase operativa: dalle interviste a testimoni ed esperti, fino ad arrivare, come nel caso di Fabrizio Gatti, alla creazione di nuove identità per mezzo delle quali il giornalista «veste fisicamente i panni dei protagonisti delle storie da raccontare». Maestro dell’inside story, Gatti ha finto di essere un immigrato rumeno prima e kurdo in un’altra occasione, per vedere dal di dentro un centro di permanenza temporanea e capire gli effetti reali della legislazione anti immigrazione nel nostro paese, un aspetto sicuramente oscuro della nostra società, rimosso o manipolato dalla maggior parte dei media. Lo stesso procedimento (l’assumere un’identità fittizia), Gatti lo ha adottato quando si è calato nei panni di un raccoglitore stagionale in Puglia e quando ha condotto un’inchiesta al Policlinico Umberto I di Roma.

 

Da Salvatore Giuliano a “Gladio”: contributi per una storia ancora da scrivere

Le pagine dedicate alla carrellata storica delle più importanti inchieste italiane, dal dopoguerra a oggi, costituiscono la sezione più cospicua del saggio di Adinolfi. A partire dall’uccisione del bandito Salvatore Giuliano attraverso gli articoli di Tommaso Besozzi che nel 1950, riguardo alle vicende che portarono all’uccisione del bandito Salvatore Giuliano, delineò, sulle pagine de L’europeo una versione completamente diversa rispetto alle ricostruzioni ufficiali fornite dai carabinieri e dal Viminale; passando per l’inchiesta de L’espresso, condotta da Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, a proposito del tentativo di colpo di stato portato avanti dal generale De Lorenzo. E ancora altri capitoli della storia italiana, come la strage di piazza Fontana; l’“affare Lockeed”, che portò alle dimissioni dell’allora presidente della Repubblica Leone; la strage di Ustica; l’“operazione Gladio”, per citarne solo alcuni che sono ancora lontani dall’aver trovato, dopo tanti anni, una ricostruzione processuale adeguata. Le inchieste hanno provato, con ipotesi e indagini dettagliate, a spiegarli ed inserirli in un contesto più ampio, a raccontare verità taciute o volutamente insabbiate. Inchieste che si sono sviluppate non solo grazie ai giornalisti ma anche alla “controinformazione” degli anni ’70: studenti, dottori, avvocati che si riunivano e creavano giornali o radio libere. L’inchiesta in Italia trova però diversi ostacoli. Uno è rappresentato dalla presenza di editori “impuri” che hanno ruoli importanti nell’economia e nella politica. L’autore riprende una definizione di Roberto Seghetti che, in un articolo apparso su Problemi dell’informazione di dicembre 2005 ha parlato di “inchieste ogm”, cioè geneticamente modificate. Tali inchieste mirano a screditare una fazione politica opposta, oppure un personaggio ostile all’editore, a favorire un’impresa che magari compra la pubblicità di quel giornale. Un altro ostacolo è rappresentato dalle risorse limitate che molte testate hanno per supportare un’inchiesta e le conseguenze (querele, citazioni in giudizio) che questa può produrre.

 

Dai libri al web e alla televisione, l’inchiesta cerca nuovi spazi

D’altra parte, negli ultimi anni il giornalismo investigativo ha trovato spazi e forme nuove: è nato il giornalismo partecipativo, si sono diffusi blog e social network. A fronte della crisi dei giornali, la forma del libro-inchiesta, che risponde all’esigenza di inserire l’inchiesta in un contesto più ampio, quello dell’approfondimento, vede oggi una grande diffusione: la nascita di una casa editrice come Chiarelettere, che pubblica soprattutto saggi di questo tipo, ne è una testimonianza. Trasmissioni televisive come Le Iene e Striscia la Notizia coniugano intrattenimento e informazione, con grandi successi di audience. Una trasmissione televisiva come Report, scrive l’autore, ha cambiato il modo di fare giornalismo in Italia: il giornalista, che può condurre un’inchiesta anche per tre o quattro mesi, usa una telecamera portatile ed è protagonista dell’inchiesta che narra. «Il reporter non spiega le 5 W nel lead dell’inchiesta ma lo spettatore scopre nuovi elementi nel corso del reportage di cui si sente a sua volta protagonista.» Eppure, a proposito di Report, Adinolfi non fa riferimento a un caso per certi versi paradigmatico nel mostrare i meccanismi con cui un certo giornalismo d’inchiesta viene neutralizzato. Ci riferiamo al caso di Paolo Barnard, che ha ideato e fondato, insieme a Milena Gabanelli e Roberto Quagliano, la trasmissione, che inizialmente si chiamava Professione reporter, come il titolo del celebre film di Antonioni. In seguito alla messa in onda, nel 2001, di una sua inchiesta sulle case farmaceutiche, sono stati citati in giudizio la Rai, Milena Gabanelli e Paolo Barnard presso il Tribunale civile di Roma, con l’accusa di diffamazione. Barnard è stato però inspiegabilmente “scaricato” dalla Gabanelli e da Report, non è stato incaricato nessun avvocato per conto della tv di stato e il giornalista ha dovuto affrontare da solo il processo e le spese per la difesa.

 

Giornalismo, etica pubblica e democrazia

L’interessante saggio di Gerardo Adinolfi si chiude con una riflessione che individua nella mancanza di una forte etica pubblica la causa degli scarsi effetti che inchieste di grande valore dovrebbero suscitare, in termini di presa di coscienza e attivismo in senso democratico. Gli editori preferiscono investire sulle soft news o sulle notizie suscettibili di essere spettacolarizzate, piuttosto che sulle inchieste, che stanno diventando ormai sempre più un prodotto di nicchia.

 

Luca Onesti

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 50, ottobre 2011)

Redazione:
Monica Briatico, Lidia Palmieri, Pamela Quintieri
Collaboratori di redazione:
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Marika Balzano, Claudia Barbarino, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Camilla Manuela Caruso, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Patrizio D'Amico, Monica De Francesco, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Maria Grazia Franzè, Manuela Gatta, Barbara Gimigliano, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Daniela Malagnino, Sonia Miceli, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Valentina Pagano, Giuseppina Pascuzzo, Anna Picci, Serena Poppi, Giuseppe Pulvirenti, Cinzia Randazzo, Mariastella Rango, Alessia Rocco, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Adele Spadafora, Roberta Tiberia, Laura Tullio, Andrea Vulpitta, Antonietta Zaccaro
Curatori di rubrica:
Francesco Mattia Arcuri, Giulia De Concilio, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Mariacristiana Guglielmelli, Antonella Loffredo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Valentina Pagano, Pamela Quintieri, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT