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Anno V, n. 50, ottobre 2011
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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno V, n. 50, ottobre 2011

Zoom immagine I retroscena oscuri
del processo unitario
in un saggio valido
e che fa discutere

di Cecilia Rutigliano
Da Falco editore un approfondimento
fortemente critico e assai disincantato
sul periodo storico dal 1861 al 1871


Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia si è assistito ad un proliferare di libri piatti e conformisti, apologetici e agiografici.

Certamente non pecca in tal senso il volume  1861-1871. Dieci anni di storia nascosti (Falco editore, pp.160, € 10,00) reduce dell’esperienza del Salone Internazionale del libro di Torino dove il saggio ha riscosso un buon successo. L’autore è Michele Bisceglie, un noto gioielliere crotonese con la passione della ricerca storica.

Il libro tratta di questo decennio del Risorgimento, di cui la storiografia ufficiale (nel senso di quella scolastica) ha occultato e sottaciuto fatti e notizie di grande importanza...

Secondo Michele Bisceglie il Risorgimento fu, per il popolo meridionale, una vera e propria aggressione da parte dei piemontesi Vittorio Emanuele II e Cavour al fine di risollevare, attraverso il saccheggio dei beni del Sud, le finanze del Regno di Sardegna sull’orlo della bancarotta. Secondo la ricostruzione del ricercatore storico crotonese, il Regno delle Due Sicilie, fino ad allora florido e prosperoso, in quel decennio venne trasformato in una colonia del Nord.

Questa operazione di colonizzazione, sempre secondo l’autore, venne effettuata a colpi di baionetta, attraverso assassinii, bombardamenti, stupri e mediante la deportazione del popolo meridionale.

 

Contenuto e illustri pareri

Il volume ci racconta di fucilazioni di massa, incendi di interi paesi, rappresaglie sulla popolazione inerme, torture e rapimenti dei meridionali. Si tratta di eventi certamente ai più sconosciuti, che spiegano la reazione dei popolani del tempo, i quali volevano solo difendere la propria terra, e, invece, furono definiti artificiosamente “briganti”, ovviamente nell’accezione più negativa del termine.

Il testo risulta scorrevole e trascina il lettore in un crescendo di “suspense” misto a rabbia e, a volte, a commozione.

È evidente come l’intenzione dell’autore sia non solo quella di colmare un vuoto storico rendendo il racconto accessibile a tutti, ma anche, e soprattutto, quella di esortare il Sud a tenere la schiena dritta, a non piegarsi mai.

Tra l’altro è appena il caso di ricordare che la prima edizione del libro (stampata dalla tipografia Cusato) ha avuto quale finalità una iniziativa di beneficenza a favore della Mensa dei poveri di Crotone. Il che non guasta, anzi tanto aggiunge alla personalità dell’autore.

Il libro ha ricevuto diverse lodi e recensioni anche da parte di autorevoli giornalisti, storici e scrittori. L’autore ce ne illustra alcune. La prima è quella del noto storico Lorenzo Del Boca (già presidente, tra l’altro, dell’ordine nazionale giornalisti), che ha così commentato:

« […] Dici che non sei storico e nemmeno giornalista ma avresti potuto essere l’uno e l’altro. Dello storico hai il gusto per la ricerca e la capacità di selezionare i documenti. Del giornalista hai la freschezza dell'esposizione, davvero accattivante e per niente noiosa (cosa che manca agli storici di professione). Fra l'altro mi hai fatto scoprire Gervasi [un autore napoletano che, fra i primi, nel 1869 scrisse libri relativi alla repressione piemontese contro i meridionali, Ndr] che non conoscevo e che cercherò di conoscere meglio. È uno di quegli autori che vengono nascosti dalla storiografia ufficiale. Troppo sincero e, quindi, troppo scomodo. Molto interessante la sua ricerca sulle carceri dei piemontesi e sulle torture ai detenuti-patrioti».

Il secondo commento che Bisceglie ci propone – ugualmente autorevole – è quello del Capo redattore de Il Resto del Carlino, Lucio Martino, che così ha scritto: « […] Michele Bisceglie, con una semplicità e chiarezza ammirevoli, fa luce piena sui modi e sulle forme sovversive e totalitarie savoiarde: dalle decapitazioni, alle stragi impunite, dai campi di concentramento alle mille vessazioni contro i meridionali. Da leggere con... meditazione!».

Il terzo appunto che Bisceglie ci rende noto è della signora Zitara, vedova del grande scrittore meridionalista Nicola Zitara, la quale scrive che il suo libro « […] è degno di essere distribuito in tutte le scuole del Mezzogiorno e anche d’Italia. Vorrei incontrarla, credo che Nicola Le sarà riconoscente per il lavoro profondo e sentito che ha scritto e per ciò che sarà la sua divulgazione».

 

Alla ricerca della verità storica

Insomma, riteniamo che il libro di Bisceglie sia da leggere e da consigliare soprattutto ai giovani affinché acquisiscano la consapevolezza di una meridionalità storica che potrà farli crescere con l’orgoglio di appartenere alla loro terra.

Nello scrivere la Storia non si può far tutto, né tutto assieme. Altri, anche per via del citato 150° anniversario dell’Unità, hanno raccontato e documentato le genuine istanze risorgimentali proposte dai liberali e dai democratici meridionali, l’arretratezza del Sud, le violenze borboniche, l’assurdità storica del Brigantaggio (i cui atteggiamenti, sia detto per inciso, furono a dir poco orrendi) e le splendide idealità dei garibaldini.

Le nostre simpatie, lo si sarà compreso, sono differenti da quelle di questi ultimi. Ma ciò non toglie che libri come quelli di Michele Bisceglie, ben scritto e – grazie a Falco – anche ben edito, rappresentino importanti passi avanti nella ricerca della verità storica. Perché le positività non stavano tutte da una parte e le negatività tutte dall’altra. E il Risorgimento unitario, pur in un ambito di amplia e generale validità, di pecche ne ha avute. Leggere (anche e soprattutto) libri come quello di Bisceglie per credere.

 

Cecilia Rutigliano

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 50, ottobre 2011)

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