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Anno V, n. 50, ottobre 2011
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Alba Terranova) . Anno V, n. 50, ottobre 2011

Zoom immagine L’identità
ricostruita
dal simbolo

di Giovanna Russo
Da Viella editore un’analisi
delle icone nella storia
della politica occidentale


Il simbolo è un elemento preponderante nella comunicazione umana, la struttura e la organizza secondo meccanismi estremamente pervasivi così diffusi da passare inosservati, da essere “normali” nel vivere quotidiano. Il simbolo individua una cultura, individua una religione, uno status; nasce con essi, talvolta distaccandosene per assumere significati nuovi, talvolta rimanendo per rafforzarne di antichi.

Comparti della nostra società fanno dei processi di simbolizzazione l’aspetto fondante dei loro stessi meccanismi di emersione e mantenimento: questo è il caso della politica, ove meglio si può comprendere l’idea del simbolo come aggregazione e identità.

Il simbolo, dunque, che racchiude un duplice volto: da un lato la forza “coesiva”, il legame al di sotto dei valori degli ideali materializzati in esso, dall’altra la “debolezza” – intesa in senso lato – insita nella capacità di mutare e adattarsi.

Scorrere i capitoli della storia dei simboli della nostra politica significa anche questo: cogliere la forza “coesiva” e al contempo la “debolezza” di immagini che si sono abbandonate al flusso degli avvenimenti ma non si sono mai dissolte, anzi ne sono diventate parte integrante, co-evolvendo e contribuendo allo svolgersi di essi.

Il volume, curato da Francesco Benigno – docente di Storia moderna all’Università di Teramo – e Luca Scuccimarra – docente Storia delle dottrine politiche all’Università di Macerata – Simboli della politica (Viella, pp.264, € 28,00), costituisce un’affascinante excursus lungo la storia delle rappresentazioni iconografiche che hanno accompagnato e guidato i processi di aggregazione e di contrapposizione politica della società occidentale, dal Medioevo fino ai nostri giorni. Nel tentativo di spiegare il perché del forte protagonismo dei simboli, la capacità di rimanere attivi entro nuovi quadri culturali e «alla ricerca del segreto della loro forza e della funzione che hanno svolto, e che svolgono, nella vita politica».

 

Il “reale” del simbolico

Pensiamo alla falce e martello, al fascio littorio, alla croce di Lorena, per citare alcuni dei simboli esaminati in questo interessante saggio. Sono figure che fanno parte della memoria collettiva a tal punto da risultare inconfondibili ad un primo e disinteressato sguardo, tanto strettamente legati a un corpus di vicende, concetti, idee, persone che richiamano in maniera immediata.

Di più: simboli come questi non sono un mero veicolo, ma si connotano come “processi” di produzione del senso, hanno una “realtà”, un’esistenza autonoma rispetto alle vicende e ai volti che li hanno generati. Incarnano un’identità.

Allora trattarli dal punto di vista storico significa abbandonare l’idea dell’asettico racconto scientifico delle vicende, ma considerare il loro complesso legame con diverse discipline, secondo un approccio più allargato e aperto a riflessioni diverse. Questa è una consapevolezza da cui partono i curatori del saggio, offrendo nella parte introduttiva diversi spunti, che spaziano dalla semiotica alla psicoanalisi, utili al lettore che vuole approfondire altrove la tematica del simbolico.

 

Simboli che raccontano storie e costruiscono identità

Addentrandosi nel saggio si incontrano i diversi simboli politici di cui vengono presentate le origini più o meno antiche, passando per le spesso complesse evoluzioni semantiche legate alle diverse epoche e culture, fino a giungere alla loro dimensione attuale.

Il fascio littorio (a cura di Luca Scuccimarra), la falce e il martello (di Maurizio Ridolfi) e la croce di Lorena (di Eugenio Di Rienzo) che, rimandando alla storia recente, raccontano esperienze che hanno fatto il Novecento e rievocano un corpus di credenze, dogmi, ideali specifici; con essi il berretto della libertà (di Francesco Benigno), simbolo rivoluzionario della Francia oppositrice e in generale effige della lotta alla tirannia e rivendicazione dei diritti popolari.

Materializzandosi storicamente con il fascismo dell’era mussoliniana, inaugurata dalla marcia su Roma, il fascio littorio è l’emblema di una battaglia propagandistica che ha segnato un regime e la storia dell’Italia per quasi mezzo secolo. La sua origine è però ovviamente più antica e risale alla Roma classica – in cui non a caso faceva parte di un apparato simbolico riferito alla supremazia del potere statale –  i cui canoni il fascismo si proponeva di riesumare.

Simbolo di una sorta di religione politica, fondata sull’immagine di una cultura proletaria e di classe, anche la falce e martello incarna un’ideologia, l’altro grande colosso che ha fatto la storia del Novecento, sia nei fatti che nelle idee, il cui focolaio nasce e si sviluppa nel mondo sovietico per poi diffondersi e diversificarsi nelle altre realtà nazionali, campeggiando tutt’oggi tra gli stemmi delle fazioni politiche.

La croce di Lorena, derivata dalla croce cristiana, passa da emblema nobiliare a simbolo partitico fino ad essere adottata come simbolo della resistenza gaullista nella Seconda guerra mondiale.

Rappresentanti di un’identità regionale sono invece il biscione (a cura di Massimo Carlo Giannini), emblema della “milanesità” che è stato simbolo gentilizio, dinastico-politico e poi municipale e persino commerciale; i quattro mori sardi (di Franciscu Sedda) e la donna Italia (di Nicoletta Bazzano), aulica ed elegante allegoria di una nazione unita che oggi più che mai ha perso questo gusto.

Per ultimo, ma forse il più attuale, l’Alberto da Giussano, o guerriero di Pontida, popolare emblema del regionalismo leghista ripreso da un’antica tradizione iconografica che incarna il valore guerriero ascetico, distaccato dai beni materiali e simbolo rinascimentale della lotta congiunta contro lo straniero –  che allora era l’invasore d’oltralpe.

Questi i simboli da scoprire in questo particolare saggio; tante importanti notizie storiche su emblemi che hanno fatto la politica occidentale ma soprattutto hanno fatto da scenario a passioni positive e negative e continuano a campeggiare come marchi negli archivi mnemonici non solo di chi quella storia l’ha vissuta ma di chi l’ha letta e continua ad interessarsene.

 

Giovanna Russo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 50, ottobre 2011)

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