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Anno V, n. 49, settembre 2011
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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno V, n. 49, settembre 2011

Zoom immagine Il ruolo delle donne
nel costruire l’Italia
spesso dimenticato
dai libri di storia

di Mariacristiana Guglielmelli
Castelvecchi ci propone un saggio
sulle figure femminili che in 150 anni
hanno lasciato tracce importanti


Il Telefono rosa nasce nel 1988 come strumento temporaneo per offrire un sostegno a tutte le donne vittime di violenza. È un servizio di ascolto di voci che trovano il coraggio per spezzare vortici di soprusi o che cercano dall’altra parte del filo la forza necessaria per ribellarsi a uno stato di cose (familiare, lavorativo, sociale) che soffoca.

Nel corso degli anni è cresciuto l’impegno. Oggi l’Associazione nazionale volontarie telefono rosa onlus è una rete di realtà territoriali che all’attività di ascolto affianca un’ampia serie di iniziative di advocacy, volte cioè a incidere sulle scelte politiche e culturali rivolte alle donne e sulla diffusione di strumenti di prevenzione e cura di violenze.

In oltre 20 anni il Telefono rosa è sempre stato dalla parte delle donne e in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia l’associazione, mantenendo fede alla sua missione, ha deciso ancora una volta di dare voce e testimonianza dell’importanza del contributo femminile nella nostra comunità. Da un’idea di Annamaria Barbato Ricci – giornalista, già capo ufficio stampa della Commissione nazionale per le Pari opportunità presso la Presidenza del consiglio dei ministri – nasce Le Italiane. Dal Risorgimento ai nostri giorni, centocinquanta anni di storia nazionale raccontati attraverso le biografie delle protagoniste della politica, della cultura, della scienza, dell’economia e dello sport (Castelvecchi editore, pp. 254, € 16,50).

Come anticipato dal sottotitolo, questo è un volume che raccoglie e racconta le vite di donne che sono state protagoniste della storia italiana.

Se è vero che la storia è scritta dai vincitori, è innegabile che la vittoria ha avuto voci quasi esclusivamente maschili. Rare le figure femminile che si ricordano e si studiano sui libri. Eppure così prezioso il contributo che hanno dato all’evolversi di numerose vicende storiche, sociali, letterarie.

 

Uno sguardo nuovo sui 150 anni d’Italia

Quale occasione migliore allora di una ricorrenza così importante per accendere un faro su alcuni esempi di forza e determinazione al femminile.

Sedici capitoli che sintetizzano sedici storie. Un catalogo a più voci di volti, scelte, sacrifici e risultati, che riesce a travalicare lo stereotipo della donna come “angelo del focolare”, ricalcando i passi di chi è riuscita a lasciare la propria firma nei vari ambiti della vita pubblica del nostro paese.

Le pagine scorrono rapidamente, ripercorrendo le tappe principali dell’emancipazione di queste donne, analizzandone non solo i risvolti pubblici (probabilmente già noti ai lettori), ma analizzandone anche gli aspetti del proprio coraggio più legati alla sfera privata e all’intimità.

Pur nella varietà dei ruoli ricoperti da queste indiscusse protagoniste, emerge come tratto comune la caparbietà di farsi valere innanzitutto come persone, affrontando a testa alta le difficoltà oggettive e pregiudiziali della condizione femminile in una società improntata alla predominanza maschile.

Come scrive Anna Finocchiaro nella Prefazione: «Impariamo da queste pagine i tratti originali e il potere dell’identità femminile, che legano ogni biografia e che ciascuna donna esprime quando può o vuole agire la propria libertà».

 

Una carrellata storica al femminile

Il libro si apre con la figura di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ottocentesca femminista ante litteram, ma soprattutto patriota legata a scrittori, giornalisti, politici del suo tempo. Una spina nel fianco per la polizia austriaca di stanza in Lombardia, perché grande sostenitrice (sia ideologicamente che economicamente) dei movimenti risorgimentali di liberazione e costruzione della nazione Italia.

Seguono nell’ordine Santa Francesca Cabrini, Evelina Cattermole (meglio nota come Contessa Lara), Matilde Serao, Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri, Grazia Deledda, Maria Montessori, Luisa Spagnoli, Tina Anselmi, Palma Bucarelli, Nilde Iotti, Rita Levi Montalcini, Sara Simeoni, Fiorella Kostoris.

Due capitoli sono “collettivi”, cioè presentano contemporaneamente più persone che hanno contribuito insieme a scrivere pagine importanti della nostra storia e della nostra cultura. Il nono capitolo è infatti dedicato alle ventuno prime deputate elette nel parlamento istituito nel 1946, con particolare riferimento alle cinque che entrarono a far parte della commissione incaricata di formulare la proposta di Costituzione da dibattere e approvare in aula.

Il capitolo undici invece offre una panoramica cinematografica sulle attrici che hanno portato nel mondo l’immagine del cambiamento della società italiana nel corso degli anni: da Alida Valli, altera protagonista viscontiana, all’autenticità neorealista di Anna Magnani e Silvana Mangano, passando per la genuinità di Sophia Loren, fino ad arrivare alle moderne Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno. Sfilata di stelle che si arricchisce, ma non certo si completa, con le muse Giulietta Masina, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Stefania Sandrelli.

 

Esempi di partecipazione

Dalla politica alla letteratura, dallo sport alla scienza, dall’economia all’arte, quindi, questo libro ha il merito di rintracciare la presenza femminile tangibile e fruttuosa in ogni campo di attività, anche laddove, ribadiamo, la presenza maschile è predominante e spesso impedisce la realizzazione di un’autentica parità di opportunità per le capacità individuali. Le storie raccolte dimostrano una ferrea volontà nel recuperare lo spazio sottratto alla creatività e all’intelligenza di una parte importante della società.

Donne raccontate da donne. Quasi un passaggio di testimone tra generazioni. Un invito a guardare con ammirazione alle lotte personali e civili di chi ha avuto la possibilità ed il coraggio di aprire una nuova strada.

Ma non solo un libro per donne. Bisogna infatti fare attenzione a non incorrere nel rischio di una eccessiva ghettizzazione del sapere e della cultura femminista, che sono invece patrimonio della società nel suo complesso.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 49, settembre 2011)

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