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Anno V, n. 47, luglio 2011
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Antonella Loffredo) . Anno V, n. 47, luglio 2011

Zoom immagine Un saggio di Tonino Perna
addestra “aspiranti” usurai
con un agevole manuale
ironico, pungente e spietato

di Agata Garofalo
Ecco la “scuola” per futuri strozzini,
in un’amara satira edita Terre di mezzo


Si è soliti attribuire la colpa dei principali problemi sociali al sistema politico, alle organizzazioni criminali e più in generale ai traffici dei potenti. Agli errori di pochi, insomma, senza accorgersi che l’intero sistema sociale è oramai malato. È l’inconscio collettivo, purtroppo, ad essere tristemente abituato a lasciar correre: a seguire o anche solo sopportare un modus vivendi insano, egoista ed arrivista con cui si fanno i conti fin dai primi anni di scuola. Proprio da questi atteggiamenti malsani nasce e si sviluppa la piaga dell’usura.

La questione va quindi analizzata fin dalla radice, a partire dal sistema educativo e sociale, terreno fertile per la nascita di nuovi, piccoli usurai.

È questo l’approccio scelto da Tonino Perna, docente ordinario di Sociologia economica presso l’Università di Messina, nel suo Il manuale del piccolo usuraio e del grande speculatore (Terre di mezzo editore, pp. 70, € 3,00). Questo pamphlet nasce da «una ricerca sull’usura nell’area dello Stretto» commissionatagli dalla Caritas di Messina. Grazie a tale studio Perna ha potuto consultare i procedimenti giudiziari relativi alle vicende di strozzinaggio verificatesi in quella zona. Ha così avuto modo di scoprire che molti usurai si ritengono dei benefattori, altruisti e generosi, che aiutano il prossimo in difficoltà esercitando una decorosa professione. Ed ecco allora l’idea: un manualetto per acquisire fin dai primi anni di vita lo stile, la sensibilità e la predisposizione d’animo corretti per formarsi in un mestiere che «può offrire una opportunità di lavoro ai tanti giovani disoccupati del nostro Mezzogiorno».

 

L’ironia di un gioco crudele: la vita

In questo piccolo saggio, di facile e piacevole lettura, attraverso esempi tratti dalla realtà di tutti i giorni, seguiamo il percorso evolutivo della mentalità di un futuro speculatore finanziario. Perché la vita è un gioco crudele, che ci insegnano fin da piccoli. Con un cinismo graffiante ed una lucidità che impressiona, l’autore ci spiega le tappe di questo gioco al massacro mascherato da buonismo. Nell’indifferenza generale, tra le poche iniziative di denuncia del meccanismo di sciacallaggio economico innescato dalla pratica inumana dell’usura, quest’opera si pone in maniera assolutamente originale.

Con una dialettica quasi fiabesca, accattivante e ricca di esempi, l’autore intrattiene e delizia il lettore. Non si esime dal raccontare frammenti di vita personale come le avventure e disavventure con badanti moldave ed ucraine, né mancano erudite digressioni di carattere filosofico e scientifico, storico e letterario. Il delicato argomento dell’usura è affrontato in chiave esasperatamente e provocatoriamente ironica, rispecchiando tuttavia la realtà che ci circonda ma che ci ostiniamo a non vedere. Quello che dalle prime pagine può sembrare semplice umorismo si rivelerà presto nient’altro che spietata ironia, e sul volto del lettore l’iniziale risolino complice diventerà un sorriso amaro, di quelli che fanno riflettere.

 

I primi passi da usuraio: gli anni delle elementari e delle medie

Per imparare davvero i meccanismi sociali ed antropologici dell’usura e del ricatto, bisogna cominciare fin da piccoli. Ma, chiarisce subito l’autore, non è certo una cosa da tutti: bisogna anzitutto avere la percezione dell’importanza del proprio tempo e dei propri denari, più di quelli degli altri. Solo così il tempo si trasformerà in denaro. Si inizia alle elementari, con le figurine per l’album dei calciatori: se ne presta una, per farsene restituire quattro, ma senza fretta, concedendo un certo periodo di tempo al malcapitato amichetto. Il passo successivo sono le carte per giocare alla guerra, essa «ti insegna che nella vita occorre vincere a qualunque costo. Per questo è il gioco preferito dagli adulti».

Alle scuole medie, poi, bisogna imparare a scegliere le frequentazioni giuste, ottenere quello che si vuole ma nello stesso tempo farsi passare come persona generosa. Già, perché bisogna crearsi una reputazione, circondandosi di persone più benestanti e poi lottare tutti i giorni per sembrare uno di loro. Per non scoraggiarsi, Perna invita il lettore a prendere esempio addirittura dal fantomatico «lui». Non lo nomina mai, ma invita a pensare «che lui iniziò così, quando aveva più o meno la tua età. Sembra incredibile ma quello che è diventato uno degli uomini più potenti del mondo, e sicuramente d’Europa, l’uomo per cui tutti siamo orgogliosi di essere italiani, iniziò proprio alla scuola media la sua fulminante carriera. Era figlio di un modesto funzionario di banca», ma seppe circondarsi di gente migliore di lui e far fruttare quelle amicizie. L’autore si sofferma sui consigli riguardo le frequentazioni da evitare con cura: i figli di intellettuali di sinistra, ecologisti, ambientalisti, e «Cristiani Socialmente Impegnati». Tutta quella gente, insomma, che si preoccupa in modo paranoico, noioso e maniacale degli altri, dell’ambiente, della giustizia sociale e dei più poveri: «con gente come questa al governo moriremmo tutti di inedia e assistenza».

Via libera invece per i cattolici più “puri”, lontani dall’impegno politico e sociale.

Sono molte le cose da sapere per far questo mestiere, ma anzitutto bisogna imparare a studiare il prossimo, per capirne i punti deboli e di forza, le necessità e le capacità, quello che ha e quello che gli manca, quello che vuole e quello che gli avanza. È importante intrecciare con ognuno i giusti rapporti, perché saranno preziose sia le mani bisognose sia quelle generose.

 

Il liceo ed un futuro da finanziere

Passata la fase iniziale – fondamentale per allenare lo spirito ad un adeguato stile di vita – col liceo «è arrivato il momento decisivo della tua vita e della tua carriera». Dall’offrire e scroccare passaggi in motorino ed i soldi per la pizza al far circolare grandi capitali finanziari, con la scusa di aiutare chi ha bisogno, il passaggio è breve.

Solo ora, con l’adolescenza, si comincia a comprendere che il genere umano si suddivide in tre tipi umani: lo spendaccione («quando non arriva al suicidio è un ottimo cliente per te»); l’avaro («ha un rapporto bulimico con il denaro»); l’usuraio («colui che genera, che partorisce. È infatti colui che mette il denaro in circolazione per produrre altro denaro»). Non è tanto importante il possesso del denaro, quanto la capacità di controllarne i flussi, di farlo circolare in maniera proficua, questo è il segreto.

È un lavoro duro e complesso, che regala però immense soddisfazioni quando si arriva ad essere fieri di se stessi, a sentirsi grandi, ricchi, potenti, rispettati e verosimilmente felici… «felice? – Finge che gli venga chiesto da un ipotetico alunno – Mi chiedi se sarai felice? […] Ma che t’importa!». Queste domande se le pongono solo i «poveri illusi» che ancora credono nell’esistenza dei sentimenti, strane cose invisibili che non si possono comprare col denaro.

 

I dati e le finalità

Finito il manuale, l’autore sveste i panni del cinico maestro usuraio per dedicare l’ultimo capitolo al “vero volto dell’usura”. Esso è palesato attraverso il resoconto dei dati. Numeri e tabelle ci rivelano come la tendenza a denunciare gli abusi sia decisamente calata negli ultimi anni, nonostante sia aumentata la quantità di suicidi per le vittime dell’usura. Ciò è attribuibile alla mancanza di certezza della pena: un usuraio condannato è in media di nuovo libero dopo un anno.

Perché tutto questo cambi, esistono organizzazioni come la Fondazione Antiusura “Padre Pino Puglisi Onlus” di Messina e l’“Associazione Interculturale International House” di Reggio Calabria (perché gli immigrati sono tra le principali vittime dell’usura). Saranno proprio tali associazioni a beneficiare dei proventi della vendita di questo libro che con coraggio, nel silenzio e nell’indifferenza generale, si dichiara «un’irriverente, paradossale e netta denuncia e condanna della pratica dell’usura».

 

Agata Garofalo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 47, luglio 2011)

Redazione:
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