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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Civiltà letteraria (a cura di Angela Galloro)

Zoom immagine Il mistero di una morte
risveglia la curiosità
di un paesino abruzzese
dai tratti immaginari

di Maria Grazia Franzè
Un originale romanzo d’esordio, edito da Effequ, dove la creatività
dell’autore trasforma il lettore nel testimone di un presunto omicidio


«…ma la grande storia, quella scritta da gente d’ingegno, è spesso troppo maestosa, non scende mai ai particolari, si degna di tenere conto solo delle pazzie dei re e dei principi». Questa frase di Stendhal, riportata nelle prime pagine del libro, racchiude il senso di tutto il romanzo che racconta una storia curiosa intessuta di mistero, intrecci e del tutto inventata: «Quanto scritto nel romanzo è infatti frutto della mia allenata fantasia (fantasia di paesano!)», spiega l’autore.

È il cittadino abruzzese, Andrea Buoninfante, musicista, cantautore e scrittore, che scrive con un corposo patrimonio orale e una spiccata originalità creativa il suo romanzo d’esordio La calata del santo a tre gambe (Effequ, pp. 320, € 16,00), presentato in diverse librerie di Roma e rivisitato dall’attore e regista teatrale romano Giovanni Avolio, prima del debutto avvenuto la scorsa estate a Tagliacozzo (AQ).

 

L’originalità di un artista calata in un genere letterario ottocentesco

Qualsiasi persona onnivora di libri ha sicuramente letto, almeno una volta nella vita, un romanzo giallo; sappiate che La calata del santo a tre gambe, seppur sia annoverato in questo genere, di fatto è un romanzo con delle peculiarità che lo rendono, per certi versi, un esempio letterario a sé.

L’autore, infatti, non solo racconta una storia complessa capace di suscitare nel lettore l’impazienza di sapere come si evolve la trama, ma lo accompagna anche in una “piacevole abitudine” che va oltre l’esercizio stesso del leggere.

«Questa storia come la vita, ha una colonna sonora. È possibile trovarne qualche traccia nelle pagine e, grazie a Internet ascoltarla. Questo player indica che il mood delle pagine a venire ha un suo tappeto musicale, per ascoltarlo basta digitare l’indirizzo Internet in esso riportato e sfogliare, leggere, ascoltando…». Proprio così: per chi volesse immergersi nella storia abruzzese, sappia che potrà farlo con tanto di sottofondi musicali (di cui si riporta qualche indirizzo: www.deezer.com/track/1096393 per la traccia dei titoli di testa e www.youtube.com/watch?v=tlwkTo4ALmY per i titoli di coda): da artisti come Georges Brassens a gruppi come i Radiohead.

Tuttavia l’originalità del libro, non entrando ancora nel merito della trama, risiede in alcune scelte ben precise come l’inserimento dei Titoli di testa, dove è possibile iniziare a familiarizzare con i personaggi dei ventitré capitoli, di cui lo scrittore vuole mostrare i volti tramite i loro ritratti, altresì le titolazioni dei singoli capitoli e le brevissime anticipazioni, a mo’ di sottotitoli, di quello che verrà raccontato; infine, ma non per questo meno importanti, le trascrizioni dei modi di dire che rendono ancora più esaustiva la trama e il lettore non più un semplice “acquirente” di storie, ma un lettore partecipante.

 

Una storia in tante storie

«Nell’anno Domini 2001, da sempre e per sempre, ogni sera che Dio mandava, alla bettola di Tarallitto comparivano nell’ordine Fabrizio Langella, anni venti, della razza ’ejji Fullacciani, ed Enzo Mastrangelo, anch’egli ventenne, della razza ’ejji Pallettuni, e si sedevano al tavolino sbilenco di legnaccio e formica per il quotidiano tressette con Lorenzino ’Nnanzirète, di anni settantadue, e Pompilio ’ejji Boccitti, sessantasettenne»: questo è l’incipit del primo capitolo dove dei personaggi è detta non solo l’età ma anche la loro provenienza, come è d’uso nei paesini, o meglio ancora il soprannome tramandato dalla famiglia che, nella mentalità locale, si identifica con la stirpe.

I personaggi, connotati non solo dalle loro origini ma anche dai comportamenti, sono presentati sin dall’inizio con una descrizione dettagliata, attraverso un linguaggio asciutto ed essenziale che caratterizza il prosieguo della storia. Castromarso, paesino abruzzese inventato, dove tutti conoscono tutti, un po’ per i soprannomi un po’ perché, si sa, quello che non si dice in piccole realtà è perché è stato detto ed è lasciato nel silenzio delle notizie risapute, è l’ambiente dove si svolge una strana morte e non di una persona qualunque, bensì di: «Giuseppe Lo Grave, anni settantadue, residente a Castromarso, in largo Trigambe, senza numero civico, vedovo, una figlia, pregiudicato…», meglio conosciuto come Paparola.

Forse, se non per la notorietà del defunto, è una scomparsa come tante altre, ma proprio per le circostanze insolite nelle quali è ritrovata la salma, i paesani, ognuno seguendo proprie vie, iniziano a fare le loro indagini. È per tale ragione che, spinti dal desiderio di conoscere la verità, Fabrizio, Enzo, Viola ed Elisa iniziano le loro ricerche che li condurranno fino a Roma e riporteranno in Abruzzo. Alle indagini personali, si accosteranno anche quelle ufficiali comandate dal maresciallo Giovine e capitano Gandin: «altoatesino di nascita e d’umore».

Le scoperte portano tutte alla stessa conclusione che vede coinvolto anche un avvenente prete: «un tipo interessante! Uno di quelli che ti chiedi come sia possibile che abbia scelto la via sacerdotale. A sentire i pettegolezzi delle comari, nessuna, o quasi dava per scontata la sua castità, anzi… nemmeno la signora Emanuela era immune al fascino del giovane» e, di tutt’altro ambiente, un pornodivo.

Tutti importanti e riconosciuti per la loro origine, i personaggi del romanzo sono funzionali alle indagini della morte di Paparola, ma… siamo sicuri sia morto veramente?

 

Qualche notizia sullo scrittore

Presentare l’autore solo come un romanziere sarebbe riduttivo e, al contempo, definirlo un artista rischierebbe di connotarlo in una tipologia fin troppo ampia. Andrea Buoninfante vive e lavora a Tagliacozzo (AQ) dove alimenta la sua forza creativa non solo scrivendo brevi racconti ma anche realizzando propri pezzi musicali.

Lo scrittore, oltre ad essere un amante dei grandi classici letterari (di Hesse, Kundera, Stendhal, e altri ancora), il cui patrimonio si evince dalla lettura del romanzo, è anche un cantautore (nutritosi dei brani di grandi artisti come De Andrè, Brassens), di cui è possibile ascoltare i brani dal suo Space, (http://www.myspace.com/andreabuoninfante) per conoscere chi sta dietro La calata del santo a tre gambe, perché in fondo, a ridosso di una storia raccontata c’è sempre una persona che vive e racconta, in qualche modo, la sua storia.

 

Maria Grazia Franzè

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 47, luglio 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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