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Anno V, n. 47, luglio 2011
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Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno V, n. 47, luglio 2011

Zoom immagine Abusi sui minori, quando
la vittima diventa mostro

di Maria Assunta Carlucci
Per edizioni La rondine, l’agghiacciante realtà
dei pedofili raccontata da un testimone diretto


«William Shakespeare ha detto: “sappiamo chi noi siamo, ma non sappiamo cosa potremmo essere”». Questo il filo che lega le vicende che Antonio Bianchi (avvocato e attualmente anche responsabile della Camera minorile di Castrovillari) decide di riportare. Ciò che l’autore ci propone è un testo nel quale si mescolano tematiche fortemente attuali che vanno dalla pedofilia passiva, attraversano l’omosessualità e la prostituzione (aprendo una parentesi anche sul bullismo) e arrivano alla pedofilia attiva esposte da un pedofilo senza nome né volto, ma che riesce a mettere a nudo la propria anima, condividendo la sua difficile storia e le sue aberranti pulsioni.

 

La storia di un mostro

Un’infanzia e un’adolescenza difficili per il protagonista: una madre che muore quando egli è ancora troppo piccolo, un padre distante interessato solo a se stesso, dei nonni troppo anziani per capire un bambino, uno zio che trasforma attenzioni morbose in veri e propri soprusi. Questo il contorno che lo porta a interrogarsi continuamente sulla sua natura, alla convinzione, sempre più forte, di sentir albergare dentro di sé un mostro, alle amicizie sbagliate che lo avvicinano al mondo pedopornografico e, infine, al consumarsi della violenza e al soddisfacimento dei propri anomali desideri. Alla morte dei nonni, il padre decide di mandare il ragazzo in collegio dove è ridicolizzato ed emarginato dai compagni, perché «Se sei diverso dagli altri, se ti tieni distante dal branco, allora rassegnati ad essere una vittima». Ed è nello stesso periodo che subisce una particolare e mai sperimentata attenzione da parte del padre, preoccupato più della sua presunta omosessualità che delle ripercussioni provocate dalle coercizioni subite in precedenza.

Le vicende che si susseguono di certo non aiutano il protagonista de Il gusto amaro delle caramelle (edizioni La rondine, pp. 140, € 10,00) a tenersi lontano da quelle aberrazioni e pulsioni che egli sente sempre più radicate nel suo animo. La consapevolezza di essere un mostro gli perviene nel periodo degli studi universitari, quando inizia a sognare atteggiamenti promiscui con una ragazzina e incontra quelli che poi diventeranno i suoi unici “amici”: Luca e Federico. Attraverso Federico incrocerà il cammino della pedopornografia e sarà proprio quest’ultimo a dargli lo stimolo necessario per soddisfare i perversi bisogni che, invano, egli aveva cercato di chiudere nella parte più recondita del suo animo.

 

Strane caratteristiche e l’inutile fuga

Particolare è la ricerca sempre viva dell’amore, del vero amore, quello che, secondo il protagonista, può salvarlo dalla sua necessità «di dominare amorevolmente qualcosa di più piccolo, di più debole, di più innocuo». Un amore che egli non ha mai conosciuto e che mai arriverà, mai lo consolerà e, infine, gli volterà le spalle prima in quanto donna del suo amico, poi in quanto già moglie e madre. Altra particolarità è la fede religiosa, fede che lo ha accompagnato fino alla fine. Nel periodo del collegio ha avuto modo di conoscere don Silvio, il quale gli ha trasmesso la fede in Dio. Durante gli studi universitari incontra, invece, don Mariano col quale si confida e si confronta, ma che si scopre essere anch’egli un pedofilo.

Determinato a non cedere al far definitivamente uscire il mostro nascosto dentro di sé e a non arrendersi alle pulsioni che continua a sentire sempre più forti convivendo con i suoi insoliti amici, il protagonista decide di terminare gli studi lontano dalle tentazioni. Ma, in una nuova città, di cui l’autore non fa nome, fa un incontro che lo sconvolge non poco. Passeggiando da solo nella notte, si imbatte in un uomo che gli parla di un locale in cui i genitori conducono i propri figli perché soddisfino i desideri di adulti sconosciuti: «un mostro sa riconoscere un altro mostro».

 

Conclusioni

Riferimenti biblici, mitologici e filosofici popolano il libro. Il lettore è preso dal racconto dell’ormai condannato, che ci espone la sua vita con uno stile scorrevole. I colpi di scena non mancano e, sebbene a narrare sia un pedofilo, l’esposizione non è volgare, né vi è alcun cenno ai particolari più spinti delle esperienze vissute dal protagonista (fa eccezione un passo in cui l’autore spiega l’iniziazione dei ragazzini nel cerchio pedofilo).

Il gusto amaro delle caramelle ci riporta una realtà che ancora oggi si fa fatica a controllare e affrontare. La pedofilia, la prostituzione, il bullismo sono temi all’ordine del giorno, ma che certo non sono presi in considerazione con il piglio giusto: sono ancora in moltissimi, infatti, ad abusare di minori, altrettanti a favorirne la prostituzione, altri a subire le violenze anche psicologiche del “più forte”.

 

Maria Assunta Carlucci

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 47, luglio 2011)

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