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Anno V, n. 46, giugno 2011
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Giovanna Russo) . Anno V, n. 46, giugno 2011

Zoom immagine Marco Pannella: coerenza,
caparbietà e convinzione

di Agata Garofalo
In un saggio biografico di Rubbettino
l’uomo, il leader e le sue lotte radicali


«È stato definito “fascista”, “amico dei fiancheggiatori delle Brigate Rosse”, “provocatore”, “qualunquista”, “destabilizzatore”. Da sempre anima e leader del Partito radicale è l’uomo dei cento referendum e dei mille digiuni; […] del divorzio, dell’aborto, dell’obiezione di coscienza, per i diritti di tutte le minoranze, delle marce antimilitariste. […] Pannella ha fatto della disubbidienza civile la sua bandiera». Con queste parole, in seconda di copertina dell’ultimo saggio di Valter Vecellio, il giornalista e vicecaporedattore del Tg2 si propone di sbirciare attraverso ed oltre l’immagine pubblica del politico per esaminare l’uomo, scoprendo che le due cose sono inscindibili.

Vecellio non nasconde, anzi dichiara fin dalla prima pagina del su libro, la propria simpatia per la persona ed il suo partito, fino ad affermare: «è un personaggio che possiamo tranquillamente accostare a Giuseppe Garibaldi, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi».

Nasce così Marco Pannella, Biografia di un irregolare (Rubbettino, pp. 288, € 18,00).

 

Dicono di lui: la figura di Pannella attraverso la Storia d’Italia

La sua caparbietà, convinzione e coerenza hanno sempre attirato i consensi di tutte le parti politiche e non: intellettuali, artisti, terroristi di estrema sinistra ma anche persone dichiaratamente di destra hanno espresso ammirazione per i suoi principi e metodi, seppur non per gli obiettivi perseguiti. Per Indro Montanelli è un «gigionesco mattatore, capace di rubare il posto a un morto nella bara, pur di mettersi al centro del funerale. Ma è anche lo sceriffo che, disarmato, va a stanare il gangster nella sua tana»; «Enzo Biagi, – invece – che pure non gli lesinava critiche, lo ha difeso dall’accusa di essere un esibizionista».

Attraverso questa biografia, l’autore fa rivivere le grandi battaglie civili della nostra storia recente, da cui la figura del leader radicale è inseparabile. In questo dettagliato racconto di vita, attraverso tutti i suoi protagonisti e le sue comparse, Vecellio è abile ad incuriosire ed accattivarsi il lettore, evocando spesso, con fedele lucidità immagini dalla forza quasi cinematografica. Con questo saggio ben documentato, dichiara, ha cercato «di spiegare le ragioni che sono alla base di quello che [Pannella, Nda] dice, che fa. Una delle obiezioni ricorrenti è che tanto fa, tanto distrugge; che non è riuscito a consolidare nulla, il Partito Radicale è una sua fragilissima creatura destinata a morire con lui. È possibile». Vale comunque la pena di scoprire cosa resta, cosa abbiamo da imparare da lui.

 

Dall’infanzia antifascista alle lotte radicali

Dopo l’inquadramento della figura di Pannella attraverso i punti di vista più disparati, solo dal quarto capitolo comincia un’esposizione ordinata degli eventi della sua vita. Per bocca dello stesso protagonista, scopriamo quanto sia orgoglioso delle sue origini abruzzesi e degli insegnamenti antifascisti con cui è cresciuto. Nonostante la paradossale situazione familiare – un padre segretario del partito fascista ed una mamma francese – la sua infanzia è stata costellata da episodi significativi grazie ai quali ha scoperto, per non dimenticarle mai più, problematiche importanti come le differenze e le ingiustizie sociali, l’obiezione di coscienza, il divorzio. Tutto il libro è intriso di politica, poiché lo è la vita di Pannella, finanche quando si parla d’amore, scoprendone la sua concezione molto aperta e liberale: «i sentimenti che si fanno politica». Lo stile narrativo di Vecellio, però, privilegia sempre il punto di vista umano degli episodi raccontati, con linguaggio e toni semplici e diretti, senza paroloni o complicazioni strutturali.

Terminato il conflitto mondiale, comincia la vita romana di Pannella. Nella capitale entra in contatto con i liberali e sceglie di aderire al partito; incontra Benedetto Croce ed ha l’onore di avere un colloquio con lui, ma si sente presto tormentato da fervori politici e sociali che non ammettono compromessi e non trovano più spazio all’interno del Partito liberale, fino alla scissione definitiva del ’55, l’anno che vede la nascita dei primi movimenti radicali grazie a Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, Eugenio Scalfari.

Inizia qui il resoconto della storia radicale, che coincide con quella di Pannella! Egli stesso si identifica con il partito di cui nel ’62 eredita la guida insieme con altri giovani: «Quante centinaia di pagine hai per spiegare davvero e veramente che partito è il Partito Radicale, e di conseguenza chi sono io?» Il loro percorso è trattato per argomenti: l’arma del referendum, il divorzio, le droghe leggere, l’aborto, l’anticlericalismo, l’antimilitarismo, la repressione sessuale, i più importanti casi di giustizia sociale, malaffare, corruzione e terrorismo, la fame nel mondo, le condizioni nelle carceri. Tutte battaglie combattute a colpi di proposte di riforma, disobbedienza civile, lotte nonviolente. «Non siamo mai stati “rivoluzionari”, estremisti. Il nostro obiettivo di sempre è quello di mutare le leggi per renderle più adeguate», non distruggerle e basta senza propositi di soluzione.

 

Storie politiche di ieri e di oggi: racconti, episodi e relazioni

Si procede poi per episodi, piccoli e grandi, personali e pubblici, della vita di Pannella, ma sempre legati alla politica: dagli anni vissuti a Parigi alla faccenda Eni, dal ricordo di una serata con Agnelli a quello del giorno dell’assassinio di Giorgiana Masi. Il tutto riportato col tono colloquiale dello stesso protagonista o mediante documentazioni e testimonianze dettagliate. Non si segue un filo temporale retto, piuttosto si procede per tematiche, tornando ad esempio indietro nel tempo per analizzare i rapporti col Pci e Togliatti, coi socialisti e Craxi. Ad un altro rapporto conflittuale è dedicato il capitolo dal titolo apparentemente paradossale: L’anticlericalismo religioso di Pannella. Segue la storia di Radio radicale, fin dal ’76 voce diretta e attiva del partito e dell’informazione libera e alternativa, da lui inventata e in cui ha spesso un ruolo fondamentale. Il libro procede con le testimonianze di personaggi come Altiero Spinelli, Enzo Tortora, Elio Vittorini, raccontate con l’ausilio prezioso di articoli, interviste e documenti dell’epoca.

Finalmente, si affronta una faccenda di politica contemporanea internazionale nel capitolo dedicato alla guerra in Irak, così introdotto: «quella che ora leggerete è la storia di una Grande Menzogna. Un grande giornalista, James Reston, disse una volta che in una guerra la prima vittima è la verità; accade da sempre». Si tratta della storia di come è stata boicottata l’iniziativa dei Radicali che puntava ad ottenere la liberazione dell’Irak attraverso la nonviolenza, esiliando Saddam. «Bush voleva a tutti i costi la guerra; – spiega lo stesso Pannella – quando si è reso conto che l’ipotesi dell’esilio stava per essere accettata, ha accelerato il programma bellico, con la complicità di Blair, di Silvio Berlusconi e di Gheddafi […]. Per questo, andrebbero incriminati e processati».

 

Insegnamenti e progetti per il futuro

Nell’ultimo capitolo troviamo le opinioni di Pannella sul presente italiano ed i suoi progetti per il futuro, compreso quello dopo di lui. Avrà eredi? Il partito morirà con lui? Cosa ci lascia come insegnamento la sua lunga, irregolare ed instabile esistenza? Certamente, afferma Vecellio, ci insegna che «contrariamente a un machiavellismo d’accatto, non è vero che il fine giustifica i mezzi, e che piuttosto è vero il contrario: i mezzi prefigurano e qualificano il fine. E che la durata è la forma delle cose». In appendice sono riportati interventi, articoli e frasi del leader dei Radicali su argomenti vari, compresa un’intervista fattagli da Pasolini nel ’74: un elogio dei pazzi, i diversi ed i disobbedienti che si battono contro una società dei consumi che ci consuma la vita. Tra essi certamente c’è Marco Pannella, «perché è grazie al “matto” radicale se tutti noi ci possiamo permettere d’essere saggi e ragionevoli».

 

Agata Garofalo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 46, giugno 2011)

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Agata Garofalo, Lidia Palmieri, Alessandro Randone
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