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Anno V, n. 44, aprile 2011
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Marilena Rodi) . Anno V, n. 44, aprile 2011

Zoom immagine Comprendere
il federalismo
fiscale italiano

di Annalisa Scifo
Da Rubbettino, un saggio
illustra la storia e la riforma
delle amministrazioni locali


Federalismo fiscale: quante volte ne abbiamo sentito parlare? I media quotidianamente ci bombardano con frasi e concetti che spesso ci sembrano difficili e incomprensibili. Quello del federalismo fiscale sembra essere, in particolare, un argomento di grande rilevanza, a giudicare soprattutto dalle polemiche che attira su di sé. E allora perché non imparare a conoscerlo e capirlo un po’ di più?

Proprio a soddisfare quest’esigenza è volta la ricerca di un docente e ricercatore di Diritto tributario dell’Università di Bergamo, Gianluigi Bizioli, che di recente ha pubblicato un libro intitolato Il Federalismo Fiscale (Rubbettino, pp. 114, € 9,00).

Questo saggio, il primo tra l’altro della collana Scrivere il presente della Rubbettino, affronta in poco più di cento pagine uno dei temi centrali della politica italiana attuale, tramite un’analisi storica, semantica ed economica. L’obiettivo del testo è infatti proprio quello di spiegare agli italiani, all’indomani dell’approvazione in Senato della legge delega n.42 del 2009, l’origine e gli effetti di questa “sconosciuta”.

 

Parole semplici per concetti complessi. Il confronto con gli altri federalismi

L’approccio di Bizioli al tema del federalismo è molto didattico. Da buon docente, illustra ai lettori con termini semplici e concetti chiari l’evoluzione di un fenomeno giuridico che non tutti conoscono a fondo e che risulta difficile da comprendere ancor più se si pensa che l’Italia non è uno stato federale.

La sua analisi è in primo luogo semantica, egli cerca di dare un’interpretazione all’espressione “federalismo fiscale” che traduce come «autogoverno delle entrate e delle spese». «Il federalismo fiscale – spiega più nel dettaglio – è fondato sulla libertà perché consente agli individui di scegliere, con il voto e con lo spostamento, quei governi che meglio sono in grado di soddisfare le loro esigenze e i loro bisogni».

Ma questa, come altre definizioni che sono presenti nel capitolo introduttivo del testo, risulta incompleta e astratta perché, come afferma egli stesso sin dal principio, «non è possibile identificare un modello – univoco (ndr) – di federalismo fiscale, a meno che non si accetti l’inutilità descrittiva di tale definizione».

L’alternativa a questo metodo esplicativo Bizioli la individua in un originale confronto con i modelli europei e d’oltreoceano dove questa norma è già stata applicata.

Partendo dall’origine – gli Stati Uniti, e così via fino ad arrivare alla Svizzera, alla Germania e al Canada – l’autore dà al lettore un quadro completo del federalismo nel mondo cercando di raccogliere man mano tutte le sue peculiarità per restituirle a chi legge integralmente.

A conclusione del suo viaggio immaginario nei paesi esteri, Bizioli individua nel federalismo due filoni: da un lato c’è il «federalismo fiscale competitivo» o «duale» e dall’altro il «federalismo cooperativo». «Nel primo – spiega – particolarmente accentuata è la sovranità (o autonomia) tributaria delle istituzioni territoriali che si pone in concorrenza non solo orizzontale (con le istituzioni di simile natura), bensì anche verticale, ovvero con la federazione. […] Diversamente, il “federalismo fiscale cooperativo” si caratterizza per una potestà tributaria sostanzialmente accentrata a livello federale e, di conseguenza per un sistema tributario uniforme».

 

Il Federalismo in Italia: le premesse e il futuro

I capitoli successivi del saggio sono dedicati, invece, all’analisi del caso italiano e il punto di partenza è il modello dei rapporti finanziari proposto dalla Costituzione italiana e in particolar modo dall’articolo 119.

L’autore fa notare come tale modello risulti profondamente condizionato dalle disposizioni dell’Unione europea, in quanto si sta assistendo a un duplice e contemporaneo spostamento delle competenze originariamente statali, tramite il trasferimento di molte decisioni, soprattutto in materia economica e finanziaria, all’Unione Europea e all’ «assegnazione delle istituzioni territoriali di molte funzioni che hanno a oggetto l’esercizio di prestazioni essenziali per l’individuo».

Bizioli, poi, si sofferma sulle anomalie e le contraddizioni che questa legge così importante racchiude in sé. Riguardano soprattutto i contenuti, infatti fa notare, per esempio, che poiché non è stato disegnato un sistema di rapporti finanziari centro-periferia univoco e definito, si ha un sistema regionale differenziato tra autonomia speciale ed ordinaria e viene delegata l’attuazione dell’autonomia di entrata e di spesa delle istituzioni territoriali al legislatore ordinario, lasciando quindi la scelta al Parlamento. Inoltre – aggiunge – «le garanzie costituzionali poste a tutela dell’autonomia finanziaria sono deboli e manca una Camera delle Regioni rappresentativa degli interessi delle istituzioni territoriali».

Ma, nonostante le varie perplessità manifestate, l’autore non manca di sottolineare la validità della legge per ciò che riguarda «l’opera di razionalizzazione delle fonti di finanziamento della spesa pubblica regionale e locale» attraverso la quale «le risorse devono essere distribuite in ragione del luogo in cui sono prodotte».

Nel capitolo conclusivo del libro si dà uno sguardo al presente, alla legge delega in materia di federalismo fiscale ovvero alla riforma così come è oggi. Bizioli fa un’analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza, illustra le proposte in campo e poi si sofferma sulle reali possibilità di realizzazione e i tempi in cui questo possa avvenire. Cerca di spiegare, per finire, quali potrebbero essere ad esempio gli effetti di una riforma così rivoluzionaria sull’istruzione, sulla sanità, sui trasporti, sull’assistenza sociale e quale il carico fiscale per i contribuenti.

Nonostante il federalismo fiscale sia già una realtà, restano ancora poco chiari alcuni suoi aspetti, Bizioli riesce a dare agli italiani gli strumenti per interpretare il cambiamento in atto, capire le regole del gioco e perché no, partecipare attivamente.

 

Annalisa Scifo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n.44, aprile 2011)

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