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Anno V, n. 41, gennaio 2011
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Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno V, n. 41, gennaio 2011

Zoom immagine Violenza contro le donne:
analisi, cause e soluzioni

di Angela Galloro
Da Rubbettino gli atti di un convegno
per capire meglio una triste realtà


Mai il tema della violenza sulle donne è risultato così attuale come in seguito alle ultime tragiche vicende italiane. Stupisce come, al giorno d’oggi, ci si debba occupare in modo serio e preventivo di un fenomeno così arretrato, barbaro e devastante per l’intero tessuto sociale.

Maria Stella Ciarletta ci propone un volume utilissimo che raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Reggio Calabria: La violenza contro le donne: profili familiari, lavoristici e penali (Rubbettino, pp. 132, € 14,00) che concentra la riflessione giuridica su cause, conseguenze, comportamenti all’interno del mondo familiare e di quello lavorativo, indagando proprio su queste sfere “a rischio”. Il volume in questione accumula, tra l’altro, una serie di dati Istat attraverso i quali è possibile per il lettore cogliere la gravità del fenomeno e capire in quali settori sociali esso si verifichi.

La curatrice del libro è la consigliera regionale di parità della Calabria, che non manca – nel suo intervento – di enumerare le iniziative in corso in molte province calabresi per contrastare la violenza nei confronti del mondo femminile. Suo è il taglio prettamente giuridico del testo e del convegno, con tanto di appendice di leggi e articoli con modifiche recenti, atte a tutelare sempre di più la donna contro il dilagare del fenomeno.

 

Dopo l’emancipazione, un passo indietro

L’autonomia femminile, raggiunta dopo decenni di lotte sociali e la sempre maggiore incidenza del numero di donne nel mondo del lavoro (anche nei settori da sempre considerati “maschili”), hanno provocato un malsano disorientamento e un attrito “di genere”, insomma, un sovvertimento dei ruoli che tendono ormai alla parità. Molta parte del generale impeto di violenza da parte dell’uomo viene considerato, così, conseguenza di questa nuova relazione egualitaria che non tiene conto di «antiche gerarchie» né in ambito familiare, dove la donna assolve a tutte le mansioni maschili, né in quello lavorativo dove la parità è ormai assodata nella maggior parte delle professioni.

Spesso questa nuova realizzazione economica e sociale di madri e mogli desta sentimenti di riscatto che sfociano in episodi di violenza non sempre fisica. L’intervento dell’avvocato Gianfranco Dosi, esperto in separazione e affidamento dei figli, ad esempio, evidenzia le forme di violenza economica, in particolare in seguito alla separazione o al divorzio. Sempre più spesso in questi casi si ricorre all’“esclusione dalla comunione” in cui, altrettanto spesso, la parte economicamente forte occulta o trasferisce altrove i propri risparmi. Talvolta succede che quest’ultima si renda economicamente superiore grazie alla proprietà della casa coniugale, della quale può disporre liberamente senza il consenso dell’altro coniuge secondo le leggi italiane, mentre accade diversamente in altri paesi come Francia o Spagna. Solo di recente una sentenza della Corte di Cassazione – di difficile attuazione – tutela il coniuge non proprietario affermando che la vendita non consensuale costituisce una violazione del principio primario di solidarietà coniugale. Anche per quanto riguarda la remunerazione di prestazioni lavorative nei confronti del coniuge, questa viene tutelata solo nelle ipotesi in cui il lavoro di un coniuge si svolga a favore dell’attività di impresa dell’altro. Anche in questo caso si tratta però di una modifica recente.

Ma le manifestazioni più plateali di violenza economica avvengono durante la separazione: Dosi ci presenta una minuziosa casistica in cui l’obbligo contributivo coniugale non viene rispettato, vista anche l’arbitrarietà del giudice nella decisione dell’ammontare dell’assegno di mantenimento.

 

Dinamiche della violenza domestica

I dati Istat presenti in questa parte del volume distinguono tre tipi di violenza: quella fisica, quella sessuale e la violenza psicologica esercitata in ambito domestico. La statistica considera un campione di 2.500 donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni ed evidenzia fenomeni particolari: leggiamo, infatti, che «le donne nubili, separate o divorziate subiscono più violenza delle altre», così come laureate, libere professioniste e imprenditrici e le studentesse e, ancora, che lo stato di gravidanza della vittima non costituisce un freno all’abuso della forza. Il libro espone, oltretutto, la percezione che le vittime di atti di violenza hanno di quanto è accaduto loro e in particolare si nota che la violenza da parte di una persona che non è il partner è considerata meno grave di quella esercitata dal partner e soprattutto, cosa ancor più preoccupante, che più di un terzo delle donne che ha subito violenza non ne ha parlato con nessuno.

Un fenomeno di questo tipo va indagato anche e soprattutto sotto l’aspetto psicologico: la vittima di violenza, infatti, subisce conseguenze comportamentali rilevanti, come una crescente incapacità a relazionarsi, perdita di autostima, difficoltà di concentrazione, impedimento ad occuparsi della famiglia. Ne viene fuori un quadro drammatico in cui il nucleo familiare, il primo e più importante tassello della società, risulta sfaldato. Secondo tali studi, poi, è vittima di violenza maschile anche la casalinga, il modello classico di «vestale familiare», che non sembra costituire una minaccia per i ruoli tradizionali.

 

La tutela nel mondo del lavoro

Un’ampia parte di questi atti è dedicata alla tutela della donna in ambito lavorativo, proprio grazie alla figura delle consigliere di parità, un ruolo che solo grazie a un decreto relativamente recente è stato dotato degli strumenti necessari per adempiere al suo compito. Le consigliere di parità, infatti, tutelano i principi di uguaglianza, di opportunità e non discriminazione per donne e uomini nel lavoro e, in quanto pubblici ufficiali, hanno l’obbligo di segnalazione per i reati di cui vengono a conoscenza «sia al momento dell’assunzione e della formazione dei lavoratori che all’atto dell’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa». L’organo in questione si avvale necessariamente del Codice delle pari opportunità «il quale – attualmente – considera come discriminazioni anche quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso e in ogni caso aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.»

Le norme di tutela vengono ampliate dal Consiglio d’Europa, con un gruppo composto da tutti gli stati membri che tiene conto delle “3 P” contro il dilagare dei reati di violenza sulle donne: Prevenzione, Protezione delle vittime, Persecuzione degli autori.

Inevitabile, a questo punto, un approfondimento sul nuovo reato di stalking (legge del 23 aprile 2009) che dà indicazioni sul riconoscimento di tale reato in sede legale. Lo stalking (che dall’inglese “to stalk” vuol dire letteralmente “inseguire, pedinare”) comprende una serie di comportamenti intrusivi e sgraditi alla vittima diretti ripetutamente verso la stessa per un periodo continuativo di alcune settimane, con l’effetto voluto di generare in quest’ultima ansia, disagio o paura. Tale analisi definisce le tipologie di comportamenti, i soggetti a rischio e soprattutto delinea i profili tipici degli autori dell’abuso.

 

E le soluzioni?

Merito indiscutibile di questa pubblicazione è certamente quello di raccontare le varie esperienze nell’ambito della lotta alla violenza sulle donne: si parla infatti di “reti” regionali, presenti con particolare evidenza in Valle d’Aosta, Sicilia e Calabria, formate da figure competenti e specializzate, psicologi, un servizio di accoglienza per donne e minori che subiscono abusi e maltrattamenti familiari e un filo diretto con le forze dell’ordine e le istituzioni i cui compiti, denuncia il libro, sono spesso settorializzati e non permettono un adeguato contributo ad un problema così delicato. L’ascolto telefonico attivo 24 ore su 24, la consulenza e assistenza legale, descritte dettagliatamente in queste pagine, offrono un valido aiuto e hanno costituito un grande passo in avanti nella lotta alla violenza e alla discriminazione di genere. Il volume evidenzia anche quanto si potrebbe ancora fare per questa causa, se venissero messe a disposizione da parte degli enti regionali e nazionali più risorse e se la formazione di figure professionali venisse più pubblicizzata e considerata.

L’appendice informativa, ricca di leggi, emendamenti e decreti sull’argomento dà al lettore un quadro ben preciso degli strumenti di tutela che vigono nel nostro paese e gli esempi pratici di iniziative recenti offrono uno spiraglio di speranza a chi quotidianamente, in teoria o in pratica, si batte per la parità.

 

Angela Galloro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n.41, gennaio 2011)

 

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